Assaeroporti,
le sfide
dei prossimi mesi

Gli aeroporti italiani recuperano i numeri pre pandemia. Con 197,2 milioni di passeggeri tra arrivi e partenze nel 2023, il traffico ha infatti superato del 2,1% il livello del 2019.

“Quest’anno prevediamo di superare i 200 milioni. Nel primo bimestre c’è stata una crescita dell’11,6% a 25 milioni di passeggeri, i movimenti aerei sono aumentati dell’8,6%, gli aerei sono più pieni” commenta al Sole 24Ore Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti appena confermato dall’assemblea per un altro quadriennio.

Resta la frattura che si è consumata quando Borgomeo è stato nominato nel 2021, con la scissione ed uscita di Aeroporti di Roma e del gruppo Save, che hanno costituito una nuova associazione, Aeroporti2030.Gli scali di Assaeroporti incidono per il 68,4% sul traffico, ma il primo scalo per passeggeri, Fiumicino, è nell’altra associazione.

Fra i provvedimenti in stand by, Assaeroporti ha chiesto al governo di ridurre l’addizionale comunale sui biglietti a 2,5 euro. Una tassa che costa tra i 600 e i 700 milioni di euro all’anno ai passeggeri. Il governo ha risposto? “Non abbiamo avuto risposte dal governo. Abbiamo chiesto che la questione venga inserita nel Piano nazionale degli aeroporti. La tassa è elevata, vada 6,50 a 9 euro su ogni biglietto, tranne a Trieste dove è stata cancellata. È nata per risarcire i Comuni per il rumore, ma ai Comuni interessati finisce solo qualche centesimo di euro”.

“Sull’addizionale comunale il Parlamento ha approvato due provvedimenti di segno opposto negli stessi giorni: una norma che consentiva l’azzeramento della tassa in Friuli Venezia Giulia e un’altra che consente ai Comuni in dissesto di decidere un aumento della tassa”.

E sul caro voli, “Il settore secondo Nomisma vale il 3,8% del Pil, per questo vorremmo che ci fosse maggior coordinamento tra istituzioni, enti regolatori e forze politiche, perché negli ultimi tempi c’è stata qualche contraddizione, come per il caro voli. Abbiamo avuto un decreto legge inattuabile, fissava un tetto del 200% ai prezzi rispetto al prezzo medio dei biglietti, ma non si sapeva quale fosse la media. Il decreto lo ha fatto il Mimit, ma c è anche il ministero dei Trasporti competente. Abbiamo avuto una risposta dettata più da esigenze di comunicazione”.

Sul Piano nazionale per gli aeroporti, “L’Enac ha fatto la bozza, poi c’è il lavoro del ministero dei Trasporti, è stato fatto un lavoro di condivisione che è positivo. A breve il ministero dovrebbe approvare il Piano. Può essere un primo passo importante per ritrovare una dimensione di coordinamento e l’occasione per recuperare il ritardo. Un quadro di riferimento più ordinato è fondamentale per attrarre investimenti nel settore”.

Il precedente Piano “ha avuto scarsa efficacia. Stavolta non è un documento prescrittivo e potrebbe avere orientamenti interessanti”

Il Piano precedente prevedeva una riduzione degli aeroporti. “Nel nuovo Piano non si parla di riduzione, si dice che i piccoli aeroporti possono dare un contributo allo sviluppo del traffico. I piccoli se vogliono fare la guerra ai grandi sono morti, ma se si alleano con i grandi possono favorire lo sviluppo. Un esempio è quello di Salerno con Napoli”.

Sugli incentivi ai vettori low cost “si è fatta confusione tra gli incentivi negoziati e gli aiuti che danno gli enti locali, che per noi non sono incentivi. Su questi ultimi non c’entriamo, vengono poi valutati dalla Ue come aiuti di Stato. Abbiamo completato la pubblicazione sui nostri siti dei criteri guida per gli incentivi. Possono essere dati solo se rispettano i criteri fissati dal gestore, ad esempio se si crea una nuova connessione, se si potenzia un collegamento, se si mettono aerei più grandi e più nuovi”.

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