Il trasformismo di Air Dolomiti

“In questa crisi sono emerse delle opportunità. Noi siamo scesi a un certo punto al 2 per cento della capacità e allora ci siamo messi a ragionare su come potevamo e dovevamo reagire. Il primo passo sono stati i voli di servizio”.

Joerg Eberhart, presidente e ceo di Air Dolomiti, ripercorre così gli ultimi terribili mesi della compagnia e di tutto il settore. Per il vettore dal cuore italiano e scuola tedesca questo doveva essere un anno determinante, con un piano importante arrivato dopo i fondi messi a disposizione dal gruppo tedesco.

Ma ancora una volta l’unica cosa da fare è stata cercare di cambiare in corsa, come ha sempre insegnato Lufthansa. E in Italia Air Dolomiti ha deciso di prendere casa a Firenze, individuare due scali minori, Cuneo e Forlì, per aprire nuovi mercati su Monaco e, ovviamente, proseguire con il core business del feederaggio.

Le cifre
“Ora voliamo intorno al 25 per cento della nostra capacità – ha aggiunto Eberhart –, ma per l’inverno abbiamo molta fiducia di crescere. Anche perché Lufthansa avrà molto bisogno dei nostri aerei, che hanno un’offerta posti minore e quindi si adattano meglio a una domanda che crescerà in maniera limitata”.

E poi ribadisce un concetto che è diventato fondamentale per il vettore: “La nostra missione è garantire un’alta qualità del servizio, per garantire ai passeggeri di iniziare al meglio e finire al meglio il loro viaggio”. E ha poi ribadito: “Non siamo una piccola Lufthansa, ma un’azienda italiana che ha il focus sulla qualità”.

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