Ministero: la macchina del turismo è ferma

Le deleghe al ministro sono state affidate, e anche quelle ai sottosegretari. Ma la macchina del turismo in seno al Ministero resta ferma.

Questo, almeno, sostengono i dipendenti dell'Ufficio politiche per il turismo, quegli stessi che, qualche settimana fa, avevano denunciato con un comunicato la sostanziale paralisi del settore a livello governativo.

"Come avevamo già preannunciato nei precedenti comunicati, si è alla paralisi che dura, ormai, dall’insediamento del Governo – scrivono in un documento inviato alla nostra redazione -. I soldi, necessari per il turismo sono lì, in bella mostra, ma fermi. Cosa ne sarà dei 200 milioni di euro? Nessuno lo sa. Quando potranno essere utilizzati? Forse tra 6 mesi e, nel frattempo, il turismo si trova sospeso in un limbo".

La trama della storia del trasferimento dell'Ufficio dalla Presidenza del Consiglio al MiBac, infatti, si infittisce.

"L’emendamento che ha definito il trasferimento – si legge nella nota - ha creato il nulla oltre ad essere costituzionalmente illegittimo ai sensi della sentenza n. 22/2012 della Corte Costituzionale. Nel frattempo, il personale si è assottigliato, perché quelli che non sono transitati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a seguito del decreto-legge 181/2006 si è pensato bene di cominciare a trasferirli altrove nell’ambito della Presidenza stessa". In sostanza, da 56 persone ora i dipendenti dell'ufficio sono passati a 32: "Il personale – dicono nella nota - non è sufficiente per portare avanti le strategie del settore".

Secondo i dipendenti dell'Ufficio turismo le deleghe sia del ministro Bray che della sottosegretario Giordani non sono sufficienti a far riavviare la macchina. "Se si pensa che questo basti per far riavviare la macchina, è come credere che esista la bacchetta magica della fata di 'Cenerentola'", scrivono.

E danno appuntamento davanti alla Corte Costituzionale: pare, infatti, che stiano avviando le procedure per il ricorso.

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