Storia di un negozio e della coda di clienti al suo ingresso

Ho visto una coda. Una coda lunga. Una coda in un negozio. Un negozio di quelli di una volta, con i commessi, il bancone e tutto il resto. Una coda che mi ha impedito di entrare.

E vi do due notizie: la prima, non si trattava di un’Apple Store il giorno di uscita del nuovo iPhone. La seconda, non era un negozio di abbigliamento nel primo giorno di saldi.

Era semplicemente una fumetteria. Ma qui non voglio parlare dell’ultima serie manga da cui sono rimasto avvinghiato (Liar Game, se vi interessa; sono solo al terzo volume per cui niente spoiler, please), ovvero la causa che mi aveva spinto ad addentarmi in Torino Centro per trovare quel dannatissimo albo numero 4 che sembra più introvabile della figurina di Pizzaballa.

Faccio un salto fino in cento, pensavo. Entro dentro, due minuti, “Avete Liar Game numero 4?” Sì, lo prendo pago ed esco; no, esco e basta. Così pensavo.

Non c’è stato niente da fare. Un’orda di ragazzini (ad occhio e croce, la metà dei miei anni) mi sbarrava la strada. Una fila ordinata, senza isterismi. Ma determinata. Chi aveva il posto se lo teneva stretto.

Dentro, evidentemente, stava succedendo qualcosa. E volevo capire cos’era.

Mi sono avvicinato a un ragazzo, che subito mi ha guardato strano (va sottolineato che avevo al seguito un passeggino… che non è un oggetto tra i più comuni in una fumetteria). Sorvolando sull’occhiata stupita, gli ho chiesto: “Chi c’è lì dentro?”. “Sio”, mi ha risposto lui. Con lo stesso tono con cui mi avrebbe detto “I Rolling Stones”.

Sio? Dunque, fino a Moreno ci arrivo (anche se ascolto tutt’altro genere di musica). Ma Sio mi manca proprio. L’avrei capito con un “Teresa De” davanti. Ma senza, proprio no.

Ora toccava a me fare la faccia stupita. Il ragazzo, gentilmente, se n’è accordo e ha precisato: “Quello di Scottecs”. Ok, adesso mi trovavo un po’ di più. Scottecs è un fumetto. L’ho adocchiato online qualche volta, senza approfondire troppo.

Ma il punto, qui, è un’altro: un personaggio di cui ignoravo completamente il nome (forse complice il raddoppio dell’età rispetto alla sua platea standard) è riuscito, nell’era di internet, dell’ecommerce, dei social, delle call conference, dei meet up e dei flash mob, a creare nientemeno che una coda lunga qualche decina di metri in un negozio del centro.

Il fatto è che il fenomeno Sio è nato dal web (qui un breve riassunto del fenomeno), ma ora attira clienti in un classico negozio ‘su strada’. Clienti, tengo a sottolineare, giovani, giovanissimi.

E allora il dubbio sorge spontaneo: magari i giovani non entrano in alcune tipologie di negozi non perché non vogliano farlo, ma perché non trovano quello che cercano. E forse la questione non riguarda solo i giovani, ma anche gli adulti veri e propri.

Perché la fumetteria in questione non ha attirato la coda offrendo uno sconto o un ribasso sul prezzo. Quello lo si può trovare tranquillamente su qualunque sito di ecommerce che vende fumetti. Ha offerto un prodotto che internet non avrebbe mai potuto dare.

E aveva la coda. Immortalata dal sottoscritto nella foto che vedete in testa al pezzo.

PS: se trovate Liar Game numero 4 da qualche parte fatemi un fischio…

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