Social vietati in azienda: i più disobbedienti sono gli impiegati degli hotel

Sono il 32 per cento gli italiani che ignorano deliberatamente le restrizioni o i divieti aziendali riguardo l’accesso ai social media durante le ore di lavoro.

Una percentuale in linea con quella degli altri Paesi europei, rispetto ai quali i lavoratori del Belpaese non risultano essere fra i più indisciplinati: in Europa, l’accesso a Facebook è limitato o vietato al 40 per cento dei dipendenti, e ad aggirare la norma sono il 34 per cento dei tedeschi, il 33 per cento degli spagnoli, il 31 per cento di belgi e olandesi e ben il 41 per cento dei britannici. I più rispettosi delle policy aziendali sono i francesi, con solo il 20 per cento dei lavoratori che accede al network in orario di lavoro.

Il dato, riferito da Event Report, emerge dallo studio People-Inspired Security che, condotto su 4.500 persone in 7 Paesi europei dalla società di ricerca OnePoll per conto di Samsung, rivela che un terzo degli italiani ignora o aggira le restrizioni utilizzando i propri dispositivi personali anche nel caso di applicazioni d’archiviazione sul cloud (34 per cento), applicazioni mobili (38 per cento), servizi di video streaming (29 per cento) e Twitter (26 per cento).

Lo studio rivela, inoltre, come in Italia i cosiddetti Millennials, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, sono i più propensi a sfidare le restrizioni aziendali in materia di accesso a siti web e applicazioni, con quasi il doppio delle probabilità di aggirare le norme rispetto alla media di tutte le altre età. Quasi la metà di loro ha, infatti, ammesso di ignorare o aggirare abitualmente il divieto di accedere a Facebook (49 per cento) e ai siti di video streaming come YouTube (36 per cento).

Per quanto riguarda il settore di mercato, invece, quello in cui in Europa si tende a limitare o vietare l’accesso a Facebook più frequentemente è l’alberghiero (47 per cento). Nonostante questo, le persone che vi operano sono tra quelle che tendono a disobbedire più spesso (38 per cento), seconde solo a chi lavora nel settore immobiliare (46 per cento).

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