La corsa alla Casa Bianca di Donald Trump frena il business dei suoi hotel

Quale che ne sia l’esito futuro, l’avventura politica di Donald Trump sta già rischiando di nuocere al suo business alberghiero. Fra le sue molteplici attività imprenditoriali, il miliardario in corsa per la Casa Bianca annovera anche quella di “albergatore” con una catena, la Trump Hotels Collection, che conta 15 strutture a 5 stelle lusso in 14 diverse destinazioni del mondo, da New York a Rio, da Las Vegas a Bali, fino alla Scozia e all’Irlanda.

A sondare il sentiment degli americani rispetto agli alberghi di Trump è stato Skift, che, si legge su Event Report, la scorsa settimana ha intervistato più di 2mila consumatori adulti chiedendo loro con un questionario online se, alla luce della campagna presidenziale di Trump, fossero ora più o meno propensi a soggiornare in uno dei suoi alberghi.

Il 20 per cento degli intervistati ha scelto la risposta “non sapevo che Trump possedesse alberghi” e quindi non si è pronunciato nel merito; ad affermare di essere meno propenso a soggiornare in un albergo Trump è stato il 57 per cento dei rispondenti, contro il 23 per cento che ha invece sostenuto di essere adesso più propenso di prima. Interessante, sottolinea Skift, la lettura dei dati per genere: fra gli uomini, il 50,1 per cento mostra un sentiment negativo verso il brand alberghiero, il 27,8 per cento è invece positivo e il 22 per cento non è informato. Fra le donne, la percentuale di sentiment negativo è del 63,3 per cento, quella positiva del 19,3 per cento e quella delle non informate è del 17,5 per cento. Le donne dunque sono più informate sugli alberghi Trump ma anche meno propense a soggiornarvi.

I dati della ricerca rivelano inoltre che la fascia d’età più negativa riguardo alla possibilità di scegliere un albergo del candidato repubblicano è quella fra i 25 e i 34 anni, seguita dai 18-24enni. I più positivi (al 30 per cento) sono gli ultra 65enni. E un altro dato degno di nota è che i meno interessati ora agli alberghi di Trump sono i consumatori “affluent” cioè quelli con un reddito superiore ai 100mila dollari l’anno. Le reazioni più positive al brand alberghiero arrivano dalle fasce di reddito sotto i 50mila dollari.

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