La sfida degli hotel:continuano gli opening in piena pandemia

Si potrebbe chiamare resilienza, ma forse non è solo quello. In questo ultimo trimestre del 2020, infatti, si stanno susseguendo gli annunci di nuove aperture alberghiere anche in luoghi che sono al momento nel pieno epicentro della pandemia di Covid, quasi come se da parte dei gruppi alberghieri ci fosse una scelta precisa, ispirata al detto ‘The show must go on’.

In effetti, secondo Str, anche nella prima fase dell’epidemia di Covid, fra marzo e settembre, i progetti alberghieri non si sono fermati. Hanno rallentato, certo, ma nei soli Stati Uniti nei 7 mesi in cui la pandemia ha infuriato, sono comunque state aperte 55mila nuove camere.

Ed anche in Europa, oggi vero epicentro della malattia, si assiste ad una azione di coraggio da parte dell’hotellerie. A Londra, cuore pulsante del mercato alberghiero, a settembre ha aperto The Mitre Hampton Court e fra poco aprirà il The Mayfair Townhouse, mentre a dicembre è previsto l’arrivo del primo NoMad in Europa e a breve il The Carlton Tower di casa Jumeirah.

E i primi mesi del 2021 vedranno Kimpton aprire a Parigi, due Graduate Hotes in arrivo a Cambrige e Oxford, il Mandarin Oriental Ritz debuttare a Madrid, senza contare i tagli del nastro negli Usa, fra i quali gli attesissimi Aman New York e Six Senses New York. E ancora Rosewood che a maggio prevede di aprire il Le Guanahani a St. Barth e a giugno a San Paolo del Brasile.

“Una volta che una proprietà è in costruzione, quasi certamente aprirà” dice Stephanie Ricca, direttrice editoriale di Hotel News Now, la divisione ‘news’ di Str. Certo, molti opening sono stati rinviati, ma il settore alberghiero sta mostrando resilienza, resistenza e un deciso ottimismo.

"Con ogni probabilità - afferma Zachary Sears, senior economist di Tourism Economics, divisione dell’Oxford Economics – si troverà un vaccino o una cura per il coronavirus relativamente a breve, il che significa che l'industria si riprenderà. È una questione di tempi, ma nel frattempo gli hotel continueranno ad aprire".

In sostanza, non c’è nessuna scommessa spregiudicata nella volontà di proseguire sulla propria pipeline di inaugurazioni anche in un periodo in cui non si parla d’altro che di chiusure di interi Paesi, ma un calcolo rigoroso, basato da un lato sulla necessità di dare il calcio d’inizio alle operazioni quando le strutture sono completate e dall’altro su una valutazione ottimistica per il futuro prossimo.

“Chi apre in questo periodo – dice ancora Stephanie Ricca – ha maggiori probabilità di successo”. Ha visto, infatti, come si sono mossi gli altri hotel per gestire la situazione e ha avuto la possibilità di valutare quali misure hanno portato buoni risultati e quali, invece, meno e decidere in anticipo le sue strategie.

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