"Trieste non è Venezia": tutti contro Franceschini

Una pioggia di commenti negativi arriva dopo le dichiarazioni di Dario Franceschini sulla possibilità di spostare il traffico delle grandi navi da Venezia a Trieste.

Tutte le voci sono contrarie; a variare sono solamente i toni.

“Spostare la crocieristica da Venezia va contro il mercato del turismo – dice fra gli altri Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto e Venezia -. I turisti scelgono le destinazioni in funzione della qualità del sistema di accoglienza, dell’ampiezza delle esperienze da fare, molto spesso condotti dai grandi tour operator internazionali. Abdicare alla crocieristica da Venezia rischia che le coste adriatiche italiane perdano importanti flussi turistici a vantaggio degli altri porti adriatici in terra straniera”.

Dura anche la presa di posizione di Clia: “Venezia guida la crocieristica nell’Adriatico e non è sostituibile – dice Francesco Galietti, direttore nazionale di Clia Italia -: il calo di traffico di navi da crociera che la città ha subito negli ultimi due anni a causa dello stallo regolatorio si è tradotto in una sconfitta per tutto l’Adriatico, che ha perso oltre 560 mila crocieristi e 113,5 milioni di euro di spesa diretta, di cui oltre 40 milioni nella sola Venezia. L’idea che la crocieristica debba semplicemente sparire da Venezia è sbagliata e pericolosa, tanto per l’economia del Paese, quanto per l’immagine che si dà dell’Italia nel mondo”.

Ancora più dura e in parte ironica è la voce del comitato Cruise Venice, che bolla la dichiarazione di Franceschini come “senza senso e sostanza”.

“Trasferire le attività turistiche da un porto all'altro non sarebbe possibile neppure con le regole del Monopoli – si legge nel comunicato -. E dispiace che per pura ignoranza e interessi di campanile inutili, persone che hanno ruoli nella nostra società si possano sbizzarrire come fanciulli all'uscita di scuola. Secondo un ministro, un presidente di regione e un senatore del Pd, Trieste avrebbe la stessa attrazione turistica di Venezia. Ci vorrebbe un minimo di serietà quando si affrontano argomenti dove è in gioco la vita lavorativa di migliaia di persone”.

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