Turismo traino del Belpaese: un patrimonio da 83 miliardi

Conti in tasca al comparto. L’obiettivo del primo Conto satellite del turismo, realizzato dal Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo e l’Istat, è stato proprio questo: determinare l’impatto del settore sull’economia del Paese. Lo studio si è proposto, infatti, di calcolare non solo la dimensione economica complessiva della travel industry, ma anche il reddito interno originato dalla domanda di beni e servizi da parte dei visitatori italiani e stranieri.

Per farlo, l’indagine ha preso in considerazione tutte le attività connesse all’industria turistica. E quindi, il ricettivo, la ristorazione, i trasporti (ferroviario, su strada, marittimo, aereo), il commercio, le agenzie di viaggi e i tour operator e, infine, i servizi culturali e sportivi. Poi, ne ha calcolato il peso sulla produzione turistica: nel complesso il valore aggiunto turistico (Vat) è di circa 83 miliardi di euro. Di questi, la maggior parte è prodotta dal ricettivo (37.610 miliardi), dai trasporti (che globalmente genera 8.653), dalla ristorazione (7.393 miliardi), dal commercio (6.372 mld) e dal mondo della distribuzione e del tour operating (1.591 miliardi).

Ben più significativa, però, è l’incidenza sul Prodotto interno lordo nazionale: il turismo genera il 6 per cento del Pil. E se si tiene conto anche di tutto l’indotto generato dall’industria dei viaggi, la cifra sale a 10,9 punti percentuali.

Il confronto oltreconfine
Il turismo rappresenta, quindi, uno dei settori più rilevanti per l’economia italiana. Per comprenderlo appieno basta confrontare questi dati con quelli riguardanti i nostri vicini di casa europei. "In Spagna - si legge nel documento - le statistiche relative al 2010 dimostrano che il turismo impatta sul Pil per il 10,20 per cento, ma che se si considera solo l’effetto diretto (confrontabile con quello stimato dal Conto satellite per l’Italia) il valore si ridimensiona al 6,5 per cento".

E ancora, se si guarda ad altri importanti Paesi europei si registra che la rilevanza del comparto turistico, sempre calcolata in termini di Vat "si attesta al 4 per cento per la Francia, al 3,8 per il Regno Unito, al 3,2 per la Germania e al 5,4 per cento per l’Austria".

Il nostro Paese, quindi, stacca di gran lunga i suoi competitor.

L’impatto dei flussi incoming
Tre le voci che concorrono a generare la domanda turistica in Italia: il turismo inbound (che incide per il 36,8 per cento sul totale della spesa interna per turismo), quello outbound e i flussi domestici.

Nel 2010 i turisti stranieri hanno speso più di 29 miliardi di euro in Italia, di cui il 63,9 per cento per l’alloggio e la ristorazione, mentre le spese per il trasporto hanno inciso per il 7,8 per cento. Il turismo outbound ha, invece, determinato una spesa di circa 18 miliardi di euro, di cui il 92,1 per cento per viaggi con pernottamento. Infine, il turismo domestico, con circa 50 miliardi di spesa del 2010, ricopre un ruolo di primo in Italia e rappresenta il 63,2 per cento della spesa turistica interna.

Anche per gli italiani la voce di spesa maggiore riguarda l’alloggio e la ristorazione (52,3 per cento) ma l’incidenza del solo ricettivo è inferiore di quasi dieci punti rispetto a quanto rilevato per il turismo straniero, a causa della quota di nostri connazionali che trascorre le vacanze nelle seconde case di proprietà.

Ma, al di là delle cifre, la novità del Conto satellite sta proprio nell’aver cercato di determinare l’importanza economica del turismo “un comparto - ha dichiarato il ministro Piero Gnudi - da sempre considerato una sorta di ‘cenerentola dell’economia’. Per valorizzare il turismo come industria moderna – ha proseguito il ministro - servono strategie e le strategie debbono basarsi su analisi professionali e dati certi. Lo strumento messo a punto oggi va certamente nella giusta direzione”.

Prossimo passo: il rilancio
L’analisi economica dell’industria turistica è, infatti, solo il primo passo da compiere per il suo rilancio: "L’importanza del primo conto satellite del Turismo in Italia – ha continuato Gnudi - va molto al di là della rilevanza e affidabilità dei numeri presentati oggi. È ampiamente assodato che tutte le maggiori economie mondiali stiano puntando sul turismo come leva per lo sviluppo e il rilancio economico". Un rilancio che, a detta del ministro, seguirà un percorso preciso: "Ora inizieremo a condividere proposte e soluzioni di varia natura, per poi licenziare il piano strategico per il comparto nel corso della prossima Conferenza nazionale in autunno".

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