Un turismo da salvare

Lavorare fianco a fianco con le imprese, unire gli sforzi della promozione. E lasciare a ciascuno il suo mestiere. In questo finale d'estate la voce di Andrea Babbi (nella foto), direttore generale dell'Enit, si è alzata più di una volta per sottolineare la 'sua' visione del turismo.

Un patrimonio da 32 miliardi di giro d'affari, come ha spiegato in un'intervista pubblicata su ilsole24ore.com, da difendere con tutte le forze. Ovvero sia con i fondi erogati dallo Stato, sia con la collaborazione pubblico-privato.

Sul primo punto, Babbi ha già fatto il suo, sforbiciando le uscite dell'Enit e stornando qualche centinaio di migliaia di euro dalle spese di gestione agli investimenti in promozione. Ma il conto dell'Agenzia nazionale di promozione turistica è ancora da rivedere: al momento le entrate sono pari a 18 milioni di euro, per una struttura che ne spende 17 tra dipendenti e sedi (nonostante la 'spending review'). Per comprendere a fondo la cifra, però, è necessario tenere conto delle risorse a disposizione delle singole regioni, spesso ben superiori rispetto ai fondi di cui può disporre l'Enit.

Qui si arriva al primo punto fondamentale: razionalizzare la promozione all'estero, con una strategia unitaria.

Un discorso che Babbi aveva preannunciato pochi giorni fa, parlando del caso Bologna sulle pagine web di repubblica.it. Arrivando anche a un'ulteriore conclusione, che dimostra come Babbi abbia un'idea chiara su ciò che il turismo dovrebbe essere: gli enti devono aiutare i privati e non sostituirsi a loro. In altre parole: il settore pubblico deve promuovere, le imprese devono vendere camere.

E, in un momento come quello attuale, già questo non è cosa da poco.

Twitter @fra_zucco

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