W le recensioni... false

Possiamo ormai definirlo un fenomeno fuori controllo: il popolo dei recensori è scatenato.

Talvolta non si vede l’ora di tornare da una vacanza per dare sfogo alla necessità di inserire il proprio insindacabile giudizio su uno dei tanti portali di recensioni. Se rete e wifi lo consentono, non si attende neanche la fine del soggiorno: ci si attacca allo smartphone per redigere il proprio pezzo di bravura, dall’alto della grande esperienza derivante dalle decine e decine di recensioni scritte in passato, con tanto di distintivo a dare prova della propria “professionalità”.

Per cento che scrivono ce ne sono poi diecimila che leggono: notti insonni sugli altrui pareri prima di scegliere la meta delle proprie vacanze, pendendo dalle labbra di persone sconosciute o addirittura inesistenti.

Un importante principio che molti internauti ignorano è che al giorno d’oggi anche il più somaro degli imprenditori si è accorto che vende di più una buona recensione di una campagna pubblicitaria o di un’offerta speciale. Persino molti dei nostri tour operator hanno preso coscienza che la reputazione online delle proprie strutture richieda un certo occhio di attenzione, al fine di ottenere livelli di riempimento soddisfacenti. E non da ultimi anche gli albergatori, dopo aver subito i soprusi degli avventori più maleducati, hanno non solo imparato a difendersi, ma a trasformare le recensioni da strumento ritorsivo a leva commerciale finissima.

Il trucco è semplice: se si tratta per esempio di un hotel dalla stagionalità breve (maggio-settembre come nella maggior parte dei casi che riguardano le località balneari del Mediterraneo) saranno le ultime venti recensioni della stagione precedente a determinare il successo delle prenotazioni dell’estate successiva: basterà quindi inserire durante autunno e inverno (tramite un buon numero di amici o di profili fasulli) un sufficiente numero di pareri positivi per fare in modo che le prenotazioni della nuova stagione decollino da subito.

Dove la stagionalità è più lunga è fondamentale abbattere ogni recensione negativa con un buon numero di positive: il sistema è sempre lo stesso, ma siccome lo sforzo di tempo ed energie potrebbe essere maggiore, sono nate persino delle aziende specializzate nella cura delle reputazioni online degli hotel, grazie alla vendita di pareri artefatti.

Infine ci sono i casi disperati, ovvero gli alberghi veramente brutti, dove non esiste falso che tenga per salvarli dall’oblio: in questo caso, per non essere messi in ginocchio dalle (veritiere) recensioni di avventori delusi e arrabbiati, l’ultima moda pare essere quella di cambiare nome praticamente ogni stagione.

In questo contesto il lavoro dell’agente di viaggi è diventato ancora più complicato: il sistema d’acquisto delle persone è profondamente cambiato e la fiducia nei confronti del professionista è stata sostituita dalla verifica del suo operato tramite i pareri reperiti online da sconosciuti di cui non è possibile conoscere gusti personali, esigenze e aspettative. Nonostante tutto ciò sia abbastanza assurdo, anche l’agente di viaggi ha dovuto adattare il proprio modo di lavorare al nuovo sistema di scelta delle persone, proponendo loro solo strutture che abbiano una solida reputazione online.

D’altra parte pare non ci sia niente da fare: nonostante più di qualche giornale, rivista o sito internet abbia già pubblicato dati in cui si calcola che più o meno il 30 per cento delle recensioni in circolazione siano false, la gente continua a pendere dai pareri che trova online tanto da convincere molti degli operatori del settore (albergatori, ristoratori, tour operator, agenzie di viaggi, ecc...) a utilizzare il fenomeno a proprio vantaggio, tramutandolo nella leva commerciale più economica e incredibilmente efficace che il web 2.0 abbia messo a disposizione per confondere le masse e pilotarne la scelta, nell’epoca in cui è indiscutibilmente vero che, come dicevo all’inizio, vende con più efficacia una buona recensione che un’offerta speciale.

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