Cosa succede se un'agenzia di viaggi cerca personale?

Quando mi suona il cellulare alle 8,40 del mattino e sul display compare il faccione di Franco Cordero sono ormai abituato ad aspettarmi una domanda amletica.

Proprio questa mattina il suo quesito era su come venisse selezionato il personale della mia agenzia di viaggi e di CruiseFriend.com, la mia social community di appassionati di crociere.

Facendo un passo indietro di cinque anni, mentre l'agenzia cresceva di volumi, è andata via via scomparendo dalla mia routine quotidiana la pausa pranzo e le mie giornate lavorative hanno cominciato a protrarsi ben oltre le 19,30, convincendomi infine che fosse giunto il momento di avvalermi di un dipendente.

Tuttavia la prima tornata di colloqui è stata deludente e moralmente devastante: giovani laureati in turismo con punteggi stratosferici pensano che la capitale degli States sia New York e sul planisfero cercano le Canarie in qualche punto nel mar dei Caraibi.

Esperti agenti di viaggi che millantano portafogli clienti da mezzo milione di euro in su (ma che stranamente sono interessati a un semplice e misero stipendio fisso) durante il colloquio vogliono insegnare e imporre il loro metodo di lavoro senza domandarsi se la mia azienda non potesse già avere propri standard commerciali, qualitativi e tecnici.

Il risultato è che terminato il primo giro di colloqui ho rinunciato ad assumere, ammettendo a me stesso di aver buttato alle ortiche tempo, denaro e soprattutto energie mentali, scoprendo sulla mia pelle di come la selezione del personale richieda una grandissima fatica.

Tuttavia la prima fallimentare esperienza mi è stata utile a capire, non tanto chi avrei voluto, ma al contrario chi non avrei voluto assumere nella mia azienda, stravolgendo completamente la mia idea iniziale.

Volevo un'azienda al maschile? Oggi sono circondato di donne: quando sono brave hanno una marcia in più di noi uomini.

Volevo una persona che provenisse dal settore? Al contrario ho scelto ragazze che non avessero le tipiche scorie mentali di chi vive questo mondo da anni, in modo da poterle plasmare senza dover superare retaggi e preconcetti.

Pensavo che un titolo di studio avesse un valore? Al contrario mi sono reso conto che ci troviamo al cospetto di una generazione di laureati in turismo di livello imbarazzante. Decisamente più sensato valorizzare l'aspetto umano di una persona attraverso un percorso formativo interno.

A distanza di qualche anno il processo è tutt'altro che concluso, ma sono felice delle persone che lavorano con me, delle scelte fatte e del progetto di crescita che condivido con loro ogni giorno.

Alla fine della conversazione telefonica il buon Cordero mi ha invitato ai suoi prossimi eventi di aprile a Roma, Firenze e Palermo: "Tanto hai le donne a mandarti avanti le aziende!"

Chissà, magari un giorno sarà veramente così. Sicuramente se le allieve superassero il maestro non ne sarei geloso, ma solo estremamente orgoglioso.

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