Allarme crociere: l'effetto Venezia frena il business

Un allarme chiamato Venezia.

I dati sulle crociere in Italia relativi al 2014, pur confermando la leadership europea del nostro Paese, mettono in luce un netto rallentamento nella crescita del business (con possibili importanti ripercussioni anche sull’anno in corso). Con un imputato su tutti: lo stallo sullo scalo lagunare, la cui soluzione appare ancora lontana.

L’atto di accusa arriva da Clia Europe, che ha diffuso i dati relativi al comparto del 2014: un giro d’affari da 4,6 miliardi per la Penisola, su un totale di 40,2 di tutta l’Europa, e l’impiego di 102mila persone, un terzo del totale del Vecchio Continente. Ma le cifre rappresentano una crescita di poco superiore allo zero, contro tassi del 2,5 per cento dell’anno precedente o del 6,3 della Germania e del 3,9 della Francia.

La ragione sarebbe praticamente tutta concentrata sulla fuga da Venezia: 60 navi in meno lo scorso anno, pari a 260mila crocieristi. E le ripercussioni si sviluppano lungo tutto l’Adriatico, tagliato fuori per via della modifica degli itinerari. E il problema è tutt’altro che in fase di risoluzione.

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