Alpitour scopre le carte

“Vorrei essere come un direttore d’orchestra che conosce benissimo la sinfonia, ma non suona alcuno strumento nello specifico. Lascia suonare i suoi musicisti”. Si racchiude in questo paragone la visione di Pier Ezhaya, da qualche settimana a capo della direzione tour operating di casa Alpitour World, che ora racchiude sotto di sé la divisione Alpitour e l’area premium Francorosso.

Un Pier Ezhaya che ha voluto incontrare la stampa nella sede operativa milanese del gruppo, per spiegare quelli che saranno i prossimi passi del leader di mercato per fronteggiare le sfide dell’inverno e tracciare un bilancio di una stagione estiva decisamente non facile, all’insegna della sua direzione.

“Non ho intenzione di cambiare molto – mette in chiaro -: abbiamo fatto un lavoro egregio finora con il riposizionamento dei due brand, e siamo soddisfatti anche su diversificazione. Fermo restando che portiamo avanti il modello divisionale”.

Due cose però arriveranno con la sua direzione: “Non dovremo mai dimenticare che noi siamo un’organizzazione completamente diversa da altri competitor italiani, lavoriamo su filiera avendo hotel, villaggi, una compagnia aerea interna al gruppo, i corrispondenti sul territorio e due network – entra nello specifico -. Siamo un tour operator che lavora su 5 linee produttive e i guadagni non devono arrivare dunque solo dalla distribuzione, ma dalla vera produzione”.

Come farlo? “Ho voluto una squadra corta, con 6 manager (4 di prodotto e 2 di commerciale) che riportano a me e per un’azienda che fa oltre 1 miliardo di fatturato non può essere gestita da solo: mi vedo come un direttore d’orchestra ma non sarò mai un primo violino”.

Sempre sulla riorganizzazione, parola che tra l’altro a Ezhaya “non piace neanche tanto, visto che diversi nomi sono rimasti gli stessi”, il manager ha voluto chiarire che la rivoluzione d’agosto che ha portato all’uscita di Andrea Gilardi “non è dovuta a una questione di risultati, ma a una volontà da parte del board di rendere il più univoca possibile la vision strategica del tour operating, unificandone la direzione”.

Al di là degli aspetti strutturali, l’inverno in casa Alpitour porta con sé diverse novità sul fronte dell’offerta e sul fronte della distribuzione. “Per quel che riguarda Alpitour – dice Alessandro Seghi, direttore commerciale e marketing della divisione – Cuba, Sri Lanka e Oman sono le mete su cui investiamo con VillaggiBravo, tra nuove aperture e potenziamento dell’offerta”. Mentre per quel che concerne l’area premium, “i Caraibi e l’Estremo Oriente con Thailandia e Indonesia sono le destinazioni su cui ampliamo in quanto a prodotto – evidenzia Andrea Moscardini, direttore commerciale e marketing Francorosso -. Inoltre investiremo in tecnologia”.

Riguardo alle agenzie di viaggi, invece, “il futuro dovrà essere segnato da un totale ripensamento dei rapporti – spiega Ezhaya -, fondato sulla reciprocità di intenti e su un atteggiamento paritetico tra noi produttori e gli adv distributori”. Che tradotto in soldoni significa: “Ora le commissioni sono piatte, ma nel futuro a quei dettaglianti che rappresentano lo zoccolo duro del fatturato (pari a un 85-90 per cento del totale) daremo molto di più – dichiara il manager -: non solo in fatto di retribuzioni, ma anche accessi preferenziali alle vendite o coinvolgimento maggiore nelle nostre iniziative di formazione”. Quello che conta “è che noi dobbiamo forse cambiare, ma i dettaglianti devono cambiare con noi, per lavorare insieme e ascoltandoci a vicenda”.

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