'Così immagino Alpitour'Il futuro secondo Burgio

Dice che “l’intermediazione pura mi dà un po’ panico” e “non mi interessa il fatto che il nostro progetto incoming con la Cina non piaccia”.  È un Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato del Gruppo Alpitour,  decisamente fuori dagli schemi quello che ha aperto l’evento ReTourism dedicato all’innovazione e alle startup  del settore, svoltosi nei giorni scorsi a Torino.

Sarà  perché la platea che ha di fronte, intervistato dal direttore di TTG Italia Remo Vangelista, è fatta per lo più di giovani, ma il numero uno di Alpitour sembra davvero non avere peli sulla lingua nel raccontare come è cambiata e come ancora cambierà il leader di mercato.

Anche quando parla dell’azienda che ha trovato, quattro anni fa, al momento del proprio insediamento: “Alpitour era un grosso dinosauro addormentato,  soddisfatto del successo che gli derivava l’essere alla guida del mercato da 60 anni e ottenuto senza sforzi: bisognava cambiarla drasticamente”.

La rotta del cambiamento
È partita da questa consapevolezza la scelta di dar vita alla ‘Room of change’, poi divenuta ‘Room for change’, una sorta di incubatore interno all’azienda per tracciare la nuova rotta: “Un’operazione aperta a tutti, per far sentire davvero parte del rinnovamento chiunque lo volesse: e analizzando i processi ci siamo resi conto che abbiamo portato a casa 18 milioni di euro di risparmi”.

Perché  poi, raccontare alle realtà emergenti del turismo cosa voglia dire fare davvero impresa, significa anche masticare i numeri: “Quattro anni fa l’azienda registrava circa 40 milioni di euro di utili operativi, poi abbiamo perso il contributo di prodotti cardine come l’Egitto, con il suo milione di italiani l’anno – ripercorre Burgio -, e abbiamo dovuto reinventarci, ma ora siamo di nuovo vicini a quella quota di profitti”.

Un risultato che è stato raggiunto “lavorando soprattutto sul pricing e innovando in continuazione i  questi anni: a volte anche ritrovandosi con il conto corrente a zero per i milioni di investimenti posizionati” rivela.

Progetti presenti e futuri
Intanto i progetti su cui lavorare nei prossimi mesi non mancano: “Ci sono i tre aerei nuovi in arrivo per la flotta di Neos e l’impegno incoming con la Cina, che per tre anni ci porterà a far viaggiare in Italia 97mila cinesi l’anno. A qualcuno non piace perché viene recepito come esportazione di valuta all’estero: mi dà fastidio, ma non mi interessa”.

E poi ancora il discorso alberghiero, su cui Alpitour sta mettendo grandi energie: “L’intermediazione pura del prodotto hotel mi dà un po’ panico, preferisco sapere di avere il pieno controllo sul fronte commerciale di ciò che vendo. E se dovessi immaginare Alpitour tra 10 anni, la vedo come una grande catena alberghiera che trasporta anche le persone a destinazione”.

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