Vacanze, la corsa ai reclami ai danni delle agenzie: lo strano caso della Germania

Ci sono clienti che, coscientemente, scelgono di tornare nello stesso hotel in cui in passato avevano affermato di essersi trovati male. La decisione, apparentemente senza senso, nasconde un motivo ben preciso: ottenere un rimborso della vacanza, parziale o totale. Come lo si era ottenuto la volta precedente.

Accade in Germania, come racconta italiaoggi.it. Dove, complice la normativa vigente in caso di rimborsi, i motivi per chiedere la restituzione del denaro pagato per la vacanza possono spaziare dalle patate fritte non abbastanza croccanti alla cameriera poco gentile, fino al caffè tiepido.

Tutti motivi che, riporta ancora il portale del quotidiano, consentono ai turisti tedeschi di rivalersi sull’organizzatore del viaggio, agenzia o tour operator. Il risultato è nei numeri: nel 2007 ci furono 12mila cause arrivate davanti a un giudice, mentre nel 2015 il numero era salito fino a superare le 32mila. Ma la stragrande maggioranza delle richieste di rimborso resterebbe fuori da questo conteggio, dal momento che verrebbe risolta con un compromesso. La somma che un cliente può ottenere va dal 5% del prezzo pagato fino all’intero costo della vacanza.

A favorire il tutto sarebbe anche l’esistenza di assicurazioni che offrono assistenza legale in caso di disservizi. Questo tipo di polizze sarebbe sottoscritto addirittura da 22 milioni di viaggiatori. Così, i grandi player compilano anche un registro con i clienti litigiosi: un documento da esibire per dimostrare che alcuni viaggiatori cercano volutamente il disservizio per ottenere il rimborso.

Ultima curiosità: un turista avrebbe reclamato perché, a bordo dell’aereo su cui viaggiava, sarebbe morto un passeggero.

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