Franceschini a TTG Italia 'Così cambierà il turismo'

“Non appena le crisi del bacino meridionale del Mediterraneo e del Vicino Oriente saranno terminate, quei mercati torneranno a essere competitivi. Non dobbiamo farci trovare impreparati”.

Il ministro Dario Franceschini lancia un chiaro messaggio a tutta l’industria turistica italiana. Vietato distrarsi, perché i risultati delle ultime due stagioni potrebbero subire qualche ritocco a fronte di una possibile (al momento distante) ripresa di mete di forte richiamo tipo Sharm.

In questa intervista esclusiva con TTG Italia, il titolare del Dicastero dei Beni Culturali e Turismo parla di ricettivo, del referendum alle porte e della promozione del Paese sui mercati esteri.

Ministro, siamo in chiusura di 2016. I primi consuntivi evidenziano una forte crescita del turismo italiano. Sarà possibile mantenere queste performance nel 2017?
Tutto lascia prevedere di sì. Per il secondo anno consecutivo la stagione turistica ha segnato un’estate da record, con una crescita sia del turismo interno (+9,5%) che di quello internazionale (+3%) e un aumento del fatturato del 17%, come segnalato dalle principali associazioni di categoria. Una tendenza confermata anche nei mesi successivi, che lascia ben sperare per il 2017. Si tratta di dati molto positivi, ma ancora ben al di sotto delle potenzialità che potremmo sviluppare, se non fossimo frenati dalla frammentazione della promozione e dell’offerta dovuta all’autonomia delle Regioni in materia di turismo.

Le difficoltà di alcune aree come Mar Rosso, Tunisia e Turchia hanno favorito i flussi verso il nostro Paese. Il ricettivo italiano è in grado di rispondere in maniera adeguata?
Gli ammodernamenti resi possibili dalle misure di tax credit per la digitalizzazione e la ristrutturazione del sistema ricettivo hanno contribuito ad adeguare le strutture nazionali, che possono senz’altro migliorare ancora, ma devono poter cogliere questo momento con una visione imprenditoriale di medio periodo.

Referendum del 4 dicembre. In caso di vittoria del Sì quale impatto si verificherà per il settore turistico?
Oggi il nostro Paese si presenta sul mercato turistico internazionale senza un coordinamento nazionale e con le regioni che, in ordine sparso, decidono dove e come promuoversi, spesso presentandosi senza nemmeno fare riferimento all’Italia. Con la riforma il Governo, attraverso l’Enit, promuoverà l’intero sistema Paese, sviluppandone a pieno le capacità turistiche. E lo farà coinvolgendo le regioni per conseguire un obiettivo strategico: superare l’eccessiva concentrazione degli arrivi a Firenze, Roma e Venezia e diffondere i flussi del turismo in tutto il territorio nazionale, ricco di un vasto patrimonio culturale, in un’ottica pienamente sostenibile.

In seguito al cambiamento del Titolo Quinto, quali gli effetti per turismo e trasporti?
La riforma innanzitutto risolve il nodo del paesaggio, assegnando allo Stato sia la tutela che la valorizzazione. Una visione organica e complessiva permetterà di realizzare al meglio itinerari che integrano cultura e paesaggio, promuovendo un turismo di qualità non impattante sul territorio.
Penso, in particolare, ai cammini come la Via Francigena o l’Appia o ai percorsi francescani, ora frammentati. Oppure alla riattivazione turistica delle tratte ferroviarie dismesse fatta in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, o alla realizzazione della ciclovia VenTo che collegherà Venezia a Torino in un affascinate viaggio lungo le rive del Po. Inoltre lo Stato avrà il compito della programmazione strategica in materia di turismo, che andrà di pari passo con lo sviluppo armonico e contestuale del sistema infrastrutturale di trasporto nazionale.

Con il referendum, in caso del vittoria del Sì, come si modificano le regole per i professionisti del turismo e per la classificazione alberghiera?
Con l’eventuale entrata in vigore della riforma costituzionale sottoposta a referendum confermativo il prossimo 4 dicembre lo Stato detterà una disciplina generale e uniforme in materia di turismo. Il superamento della frammentazione normativa che obbliga le imprese del settore a confrontarsi con venti diverse regolamentazioni e libererà grandi energie. Penso, per esempio, a chi ora intende gestire strutture ricettive come i bed and breakfast in diverse regioni: tra le differenti regole che dettano la possibilità o meno di servire cibo fresco, individuano il numero massimo di ospiti in un lasso che va da 6 - per le regioni più rigorose - a 20, obbligano a un numero massimo o a un numero minimo di giorni di apertura durante l’anno, il rischio è di disperdere energie e risorse per inseguire la burocrazia, distogliendo l’attività di impresa dalla gestione e dalla promozione del prodotto.

twitter @removangelista

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