Alitalia, vince il no

Si apre lo scenario peggiore per il destino di Alitalia: al referendum indetto tra i 12.500 dipendenti ha vinto il no.

I risultati, arrivati in maniera definitiva nella tarda serata di ieri, confermano che la bocciatura al pre-accordo verbalizzato lo scorso 14 aprile è stato scelto dal 67% dei lavoratori chiamati alla consultazione, per un totale di oltre 6.800 dipendenti che non hanno accettato l'intesa. Altissima la partecipazione al referendum, con oltre il 90%.

Prospettive senza tempi certi
Ora la prospettiva più immediata è che già in queste prime ore della mattinata il cda della compagnia aerea di cui Etihad detiene il 49% delle quote si riunisca per valutare l’eventualità di una richiesta di ammissione all’ ‘amministrazione straordinaria speciale’, che potrebbe in seguito portare a un pericoloso fallimento, nel caso in cui non dovesse essere individuato un acquirente. E nel frattempo il governo della compagnia dovrebbe essere affidato a uno o più commissari.

La voce dei dipendenti, nell’analisi del voto, sembra essere dunque stata quella del ‘basta sacrifici’, con un duplice fronte che ha visto spaccati i lavoratori di terra sostanzialmente dal personale navigante.

Tra le misure previste dal pre-accordo, il taglio di 980 posti e la riduzione di circa l’8% agli stipendi, misure che non sono state sufficienti a controbilanciare la prospettiva di un rifinanziamento da oltre 2 miliardi previsto dal piano di rilancio, insieme ai nuovi voli e ai nuovi aerei messi sul piatto dall’azienda.

Tra Governo e dipendenti
Già ieri, nel pomeriggio, il ministro ai trasporti Graziano Delrio, il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda e il ministro all’Economia Piercarlo Padoan avevano avuto un incontro con il premier Gentiloni per analizzare lo scenario ipotizzato da un ‘no’ che attorno alle 18 sembrava essere ormai vicino. Mentre nei giorni scorsi più volte il Governo si era esposto sul fatto che Alitalia non sarebbe stata salvata dallo Stato.

Secondo fonti sindacali, la richiesta dei dipendenti che hanno scelto di non approvare il pre-accordo è quella di una forte discontinuità, che passi dal rinnovo del management e da una sostanziale revisione delle politiche di gestione dei costi.

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