Un libro salverà Parigi

Chi qualche anno fa dichiarò che con la cultura non si mangia, in effetti non sbagliava. Perché con la cultura si fa molto di più: si sopravvive, ma nel senso più profondo, positivo e letterale del termine. Secondo i dizionari, sopravvivere significa infatti  “assicurarsi la continuità di vita”, “salvarsi”, e le notizie che arrivano da Parigi dimostrano come e quanto la cultura possa all’occorrenza aiutare anche in questo.

Dal 13 novembre, nelle librerie della capitale francese la lettura più richiesta è “Festa Mobile”, di Ernest Hemingway. Prima, in città se ne vendevano mediamente dieci copie al giorno. Ma a una settimana dagli attentati la richiesta quotidiana è salita a cinquecento, tanto che alcuni editori stanno partendo con le ristampe.

Con il suo mezzo secolo di esistenza (fu terminato nel 1961 e dato alle stampe nel 1964, tre anni dopo la morte dello scrittore), il libro sembra essersi trasformato in un vero e proprio inno alla vita parigina. E l’appassionato racconto degli anni trascorsi nella Ville Lumière da Hemingway, è diventato per i lettori di questi tragici giorni testimonianza storica di un rimpianto mosaico cittadino: la quieta vita nei caffè con “i tavolini disposti regolarmente sotto i tendoni lungo i boulevard”, le dotte letture prese a prestito nella biblioteca-libreria di Sylvia Beach oppure acquistate sulle bancarelle vicino alla Tour d’Argent e in quai des Grands-Augustins, le conversazioni colte con Gertrude Stein, Ezra Pound, Scott Fitzgerald.
Scorci di una città da sempre pronta ad assorbire i più eccentrici fermenti culturali, e che sulla cultura ha fondato il proprio secolare stile di vita. Uno stile che l’ha resa unica sul pianeta, il quale la celebra ogni anno con oltre 22 milioni di turisti sparpagliati nel solo circuito alberghiero. Le statistiche dell’ultima settimana ci dicono che queste presenze sono precipitate del 50 per cento, ma i parigini confidano in una pronta ripresa. E per riacquistare fiducia, ancora una volta, cercano conforto negli anfratti culturali più illuminanti.

Lo avevano fatto lo scorso gennaio, all’indomani degli attentati a Charlie Hebdo, quando si erano rifugiati in massa nella rilettura del  "Traité de la tolérance" di Voltaire. E lo hanno rifatto ora, con Hemingway. Uno straniero che da quelle pagine ha lanciato un messaggio mai così importante: Parigi non può essere distrutta perché chiunque l’abbia frequentata la conserva intatta nel proprio intimo. “Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi – scriveva infatti – dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna. Perché Parigi è una festa mobile”.

@paolaviron

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