Inno-vation

Pare non se ne possa più fare a meno, neppure ai funerali, figuriamoci in occasione di una giornata celebrativa, per di più del comparto industry ascritto, come se non bastasse, alla categoria meeting. E infatti.

In occasione del lancio della prima Giornata Mondiale della Meeting Industry, il 14 aprile, da tutti i recessi del pianeta in qualche modo coinvolti nell’organizzazione di eventi per le imprese si propagherà il trionfale coagulo di note e parole partorito dalla Song Division, agenzia americana secondo le informazioni stampa “specializzata in attività di team building a tema musicale”.

Sound anni ’80 mixato a orecchiabili refrain da musical per adolescenti del nuovo millennio, lo spartito informa che “la vita è più serena se ci si incontra face-to-face”, che i “meeting face-to-face educano e stimolano i sensi”, e che “per tanto che ci si veda in una skype call o ci si rintracci su facebook, si rimane sempre troppo distanti per conoscersi davvero”.

Considerazioni inappuntabili e nel complesso condivisibili, che hanno il nobile compito di ricordarci quanto il contatto umano sia ancora importante e foriero di proficue relazioni professionali. Peccato si disperdano nel perverso gioco ossimorico che sempre più di frequente vede il web utilizzato per la costruzione di contenuti volti a invalidarne concettualmente l’efficacia.  

L’inno che sentiremo riecheggiare il 14 aprile è infatti la risultanza di un processo creativo in crowdsourcing, conseguenza di un megameeting mondiale in streaming, avvenuto via Periscope a fine febbraio. Tutto, insomma, rigorosamente online e a distanza. Come se non bastasse, i promotori suggeriscono di diffondere il componimento ‘condividendolo sui social’ oppure ‘inviandolo ai politici locali’ – ragionevolmente via web – per sensibilizzarli sull’importanza della meeting industry.

Per l’utilizzo fuori dall’esecrata rete rimarrebbero a loro avviso due sole possibili soluzioni: ideare una coreografia e danzarla con i colleghi o intonare l’inno tra le pareti domestiche in compagnia della prole. Salvo una discreta dose di impudenza o di ebbrezza, meglio a questo punto limitarsi alla propagazione attraverso l’avversato web, affidando i buoni propositi del testo al potere divulgativo della musica. Le potenziali vittime saranno in questo caso liete di limitarsi ai rapporti puramente virtuali.

@paolaviron

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