Il catalogo è il passato, l'esperienza è il futuro: in agenzia, e pure in cucina

Il catalogo non è più di moda, lo sappiamo: lo dicono gli operatori alle fiere, lo ribadiscono gli agenti di viaggi, che ormai non li aspettano più come una volta, a inizio stagione.

Certo, ci sono delle eccezioni: t.o. come Idee per Viaggiare e Quality Group fanno del depliant un punto di forza della propria programmazione, perché - più che elencare itinerari e partenze - presentano idee di viaggio, ovvero tracce sulle quali riflettere e costruire il proprio itinerario, cucito su misura. Poi arriva un altro t.o., notoriamente incline alla tecnologia, e afferma: "Abbiamo creato un luogo di incontro digitale tra noi e il cliente, che può esplorare 10mila esperienze disponibili sul pianeta" (Davide Catania, Alidays). 10mila esperienze... troppe per essere inserite in un depliant.

Ergo, il catalogo è un punto di partenza, non di arrivo. Nell'era dei social e della condivisione, il classico pacchetto preconfezionato non basta più, e ogni cliente vuole gli ingredienti giusti, ma la ricetta deve essere la sua.

A proposito di ricette, alla recente Wtm di Londra è venuto fuori che uno dei "Wtm latest trends from around the world" è mangiare a casa altrui ("Eating in a Local's House"): essere ospiti a cena di abitanti del posto, assaggiando specialità fatte in casa, ma soprattutto sperimentando dal vivo le abitudini di vita di una famiglia di Anversa o di una coppia di sposini di Tallinn. Lo sharing, avviato da Airbnb nel dormire a casa altrui e proseguito da Uber nel farsi dare un passaggio in auto da uno sconosciuto, s'impone anche in cucina.

Ecco un'interessante opportunità per gli agenti di viaggi: da consulente di viaggi a cuoco. Tutti a MasterChef a imparare il mestiere.

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