Avete un dipendente? Premiatelo. Oppure lasciatelo a casa

Mi rivolgo ai titolari delle agenzie di viaggi (e ai loro dipendenti).

Primo, il lavoro va pagato. Un bravo banconista, un bigliettaio esperto, un contabile affidabile valgono tanto oro quanto pesano, perché da loro dipende la salute e il futuro dell’attività. Meritano tutti non solo un regolare contratto (comprendente le ferie, i permessi, il congedo per maternità ecc.), ma anche un ambiente di lavoro sano, dal punto di vista igienico/ambientale e relazionale.

Secondo, il lavoro va meritato. Siccome siamo in crisi e i margini di guadagno delle agenzie sono ridotti all’osso, chi - da dipendente - ha la fortuna di avere un lavoro deve tenerselo stretto. Quindi deve meritarselo, giorno per giorno: svolgendo al meglio le sue mansioni, ma anche dando “qualcosa di più” dello standard da contratto. Una mezz’ora in più alla sera, un po’ di pazienza in più con quel cliente un po’ rompi, un sorriso in più quando in agenzia c’è tensione e qualche collega mugugna.

Quindi, se è giusto premiare chi lavora bene (e non sempre si tratta di soldi, ma di gratificazioni morali), non è giusto subire passivamente chi lavora male. Sappiamo tutti di quel collega che si mette in malattia quando ha 37 di febbre, di quell’altro che smanetta su Facebook da mane a sera e ruota il monitor in modo che il titolare pensi che stia generando preventivi, di quell’altro ancora che la tira per le lunghe - su quella pratica già chiusa - perché se no gliene danno un’altra.

Allora, visto che c’è la crisi, tocca essere un po’ tranchant. Avete un dipendente bravo? Bene, premiatelo, moralmente ed economicamente. Avete - ahivoi - un incorreggibile lavativo? Non subitelo, non subitelo più. Lasciatelo a casa.

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