Quello che gli agenti di viaggi NON sapranno più fare

I soli antidoti al web sono professionalità e consulenza: i vari Booking ed Expedia sono imbattibili, ma di fronte a un agente di viaggi (chi lo chiama ancora banconista?! vergogna!) serio, preparato ed empatico, il risultato è scontato: agenzia batte internet 3-0 (prezzo a parte).

Però, però. Il web ha cambiato modo di lavorare, in agenzia ci sono colleghi sempre più giovani e spunta qualche nativo digitale, che si trova a suo agio con FB e Twitter, e un fax non l’ha mai visto. Giusto, e inevitabile. Però, però. Ecco una serie di capacità o di conoscenze che, di questo passo, tra qualche anno saranno totalmente dimenticate.

L’Atlante, questo sconosciuto. Quando aprivo agenzie di viaggi, anni fa, mi recavo personalmente nella libreria del Touring Club di Milano e compravo l’Atlante più completo e aggiornato, che poi regalavo al neo-agente di viaggi, dicendogli: “Ecco, questa è la tua bibbia: il tuo lavoro è tutto qui dentro”. Oggi, tra Google Maps e Google Images, l’Atlante è finito in cantina, insieme al fax e alla carta intestata. E per sapere quale sia la capitale dell’Estonia, un bel click sperando che il cliente guardi da un’altra parte...

Scrivere, senza ke e senza :-). Tempo fa, quando ti capitava un bel cliente, magari un’azienda o uno studio professionale, era compito del titolare scrivere una bella lettera, su carta intestata dell’agenzia, nella quale si illustravano i propri servizi e la relativa l’offerta commerciale. Era un bell’impegno, il testo veniva visto e rivisto, e alla fine lo si mandava per posta prioritaria. Email ed sms hanno ucciso la carta, nulla di male. Ma leggere proposte commerciali senza maiuscole, senza punteggiatura, magari pure con un ke o un kuando (orrore!) e inviate da un account tipo pallaverde@libero.it è un po’ triste.

I cataloghi dei t.o.: se ne può fare a meno. Chi ha più di 40 anni se li ricorda ancora, quei trolley giganteschi che si trascinavano in Bit e TTG Incontri, per riempirli a tappo coi cataloghi dei tour operator, spesso distribuiti in anteprima proprio a quella manifestazione. Colloquio agente - promotore: “Su, solo un pacco da 20?! Li faccio fuori in mezz’ora, ho i clienti che mi aspettano in agenzia per averli!” “Senti, di più non posso, ne abbiamo distribuiti 5.000 in due giorni... Vabbè, proprio perché sei tu, vai in auto vicino all’uscita, che ne rubo una decina al collega e te li porto io stesso. Poi basta, però!”. Oggi in fiera ci si va con lo smartphone e il sacchetto di Abercrombie & Fitch, che fa figo e una decina di dépliant ci stanno pure.

“La differenza tra il Sol Milanos e il Sol Pinguinos?! Boh!” Quando gli educational erano una cosa seria e i t.o. selezionavano gli agenti meritevoli di andarci (meritevoli, ho scritto...), allora sì che a Minorca s’imparava qualcosa di utile per il lavoro, e non solo i locali aperti dopo le 4 del mattino. In Alpitour, ad esempio, si apprezzava che gli ospiti (i meritevoli di cui sopra) prendessero appunti su numero e tipologia camere / servizi accessori / aree comuni / serate speciali dei 15 alberghi (ho scritto 15...) che si andavano a visitare. Poi si tornava in agenzia e si spiegava ai colleghi la differenza tra Sol Milanos e Sol Pinguinos. Oggi una bella cliccata sul browser, e a che serve più esserci stati, in quel posto scomodo alle Baleari?!

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