- 05/05/2005 13:22
Sempre meno spazio per l'economy a favore di sempre più lussuose business e first. Lo dice il Wsj
La scomparsa della classe media. Un titolo probabilmente corretto per un articolo sulle società occidentali, ma che si potrebbe applicare benissimo anche ai viaggi in aereo, visto che le compagnie stanno sempre di più allargando la forbice dei servizi, e dello spazio "vivibile" sui sedili, tra economy e classi alte. Il pitch in economica, infatti, sembra sempr epiù restringersi: si va dal minimo di 73 centimetri su certi voli interni americani, al livello medio-buono di Alitalia (81), arrivando al lusso delle business classiche (114-127 cm), per non dire delle First, con letto compreso (da 140 a 203 cm). Insomma è una questione di centimetri, ma che fanno la differenza sui viaggi intercontinetali. Tra gli 81 della nostra compagnia di bandiera e gli 84 della Emirates o gli 86 della Thai International, infatti, qualche differenza la si sente. E, denuncia un articolo sul Wall Street Journal, anche questi pochi centrimetri in più sarebbero in pericolo. Sas, British Airways, Klm e Qantas, tendono infatti a offrire 78 centimetri dipitch nei voli internazionali. Uno spazio che può scendere a 76 su certi velivoli Air France o Virgin Atlantic. "Sia un passo da 78 che da 81 centimetri - assicura sul quotidiano finanziario Stanley Plog, esperto e consulente di aerolinee - è incredibilmente stretto per lunghi viaggi. Una volta i voli internazionali erano tutti configurati per avere circa 5 centimetri in più di quelli domestici". "Alitalia non intende ridurre il pitch dell'economy, pari a un minimo di 78-81 centimetri", assicura l'azienda, che ha preoccupazioni più urgenti, ricordando comunque che "una raccomandazione della Association of European Airlines chiede di non scendere sotto questo limite in quanto, soprattutto sul lungo raggio, ciò potrebbe creare problemi circolatori, come la trombosi venosa profonda". Meglio nota come "sindrome della classe economica", appunto