• 22/08/2025 08:35

Hotelier of the YearClaudio Meli si racconta

Circa 30 anni fa un giovane dj fiorentino, che studiava giurisprudenza e aveva la testa a mille miglia di distanza dall’hotellerie, incontra il concierge dell’hotel Savoy, icona del lusso in città. Affascinato, molla tutto e ne ripercorre le tracce, con una capacità innata di accogliere che gli fa guadagnare ben presto le Clefs d'Or.

Quel giovane concierge appassionato è, oggi, il nuovo Hotelier of the Year di Virtuoso. Al secolo Claudio Meli, fiorentino doc, alla guida di The Place, che si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento durante la Virtuoso Travel Week e lo ha mantenuto in Italia anche quest’anno.

Prima di lui, nel 2024, il premio era andato a Simone Giorgi, general manager del Park Hyatt Milano, e nel 2022 a Valentina De Santis, proprietaria e anima del Grand Hotel Tremezzo e di Passalacqua sul Lago di Como.

Direttore, ‘italians do it better’?

“Diciamo che non siamo secondi a nessuno. E che il messaggio che arriva a livello globale dai travel advisor di Virtuoso è un premio alla lunga tradizione dell’ospitalità italiana”.

Qual è il segreto per arrivare a questi livelli?

“Negli anni al The Place abbiamo ricevuto anche altri premi, ad esempio il Best Hotel un the world di American Express. Io credo che aver premiato me sia un riconoscimento a una certa italianità, a un’ospitalità fuori dai canoni. Il The Place è una casa di 20 stanze, lontanissima dall’idea dei grandi hotel sia di catena sia indipendenti. Noi accogliamo come amici: negli ultimi 20 anni credo di non aver mai fatto fare un check-in in maniera tradizionale, perché anche il riconoscimento per noi è un valore umano”.

Che cosa trova un viaggiatore nella sua ‘casa’ del The Place?

“Facciamo respirare Firenze in ogni cosa. Io sono fiorentino, l’unico g.m. di un 5 stelle in città che è nato e vissuto qui. E quindi cerco di trasportare la mia esperienza della città e di trasmetterla agli ospiti: facciamo vivere le tradizioni in maniera autentica, andiamo alla scoperta di luoghi e persone che non si potrebbero conoscere senza l’aiuto di chi è davvero radicato qui. E cerchiamo di essere molto genuini”.

Come si sopravvive in una città che è una delle più ricche di 5 stelle in Italia?

“Beh... noi non siamo un hotel. Non nel senso tradizionale del termine, quindi non abbiamo un vero e proprio competitor. Chi ci sceglie, è come se scegliesse un abito su misura invece che un abito di gran marca, un artigiano invece di un brand. E, a questo proposito, con la famiglia Babini, proprietaria dei nostri hotels, abbiamo lanciato una fondazione, The Place of Wonders, che valorizza proprio gli artigiani e le loro produzioni: gli ospiti possono visitare laboratori solitamente chiusi al pubblico e, grazie alle loro donazioni, noi finanziamo borse di studio (ad oggi 30, ndr) per creare una comunità di giovani che portino avanti tradizioni e lavorazioni artigianali. E di questo sono particolarmente orgoglioso”.

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