- 14/07/2025 13:18
Italia e Giappone unite contro l’overtourism: il ruolo del turismo rurale
Quasi la metà degli italiani (49,8%) ha vissuto nel 2024 un’esperienza condizionata dal sovraffollamento, con un disagio medio di 6 su 10 - percentuale che sale al 54% nella fascia 35-44 anni - e il 43% si dichiara disposto a pagare di più per esperienze turistiche sostenibili e meno affollate. Questo quanto emerge da un’indagine condotta tra gennaio e febbraio 2025 da Roberta Garibaldi, docente all’Università degli studi di Bergamo, su un campione rappresentativo di italiani.
Tra i dati emerge anche come sei italiani su dieci vedano nello sviluppo del turismo rurale un mezzo efficace per redistribuire i flussi e alleggerire le destinazioni più congestionate, mentre il 74% degli Italiani sostiene il potenziamento dei collegamenti verso le aree interne e il 67% individua nel turismo enogastronomico un’opportunità per valorizzare le filiere produttive locali. Anche in Giappone si osservano strategie in questa direzione: secondo il Ministero dell’Agricoltura circa il 30% dei turisti stranieri ha visitato almeno una destinazione rurale nel 2024.
In questo scenario, caratterizzato da numeri in crescita ma anche da un rinnovato bisogno di equilibrio tra ospitalità e qualità della vita, si inserisce la riflessione avviata con la conferenza “Rural Tourism as a Response to Overtourism: A Comparative Perspective”, promossa dall’Università degli studi di Bergamo a Expo Osaka, dedicata a individuare soluzioni e prospettive sostenibili per il turismo del futuro e organizzata nel Padiglione Italia.
La leva per riequilibrare i flussi
La conferenza ha visto il coinvolgimento di sei università, italiane e giapponesi, unite in un dialogo interdisciplinare e internazionale. Ventidue i relatori che si sono alternati nei panel, affiancati da rappresentanti di enti e associazioni di primo piano come Eurispes, Coldiretti, Associazione Nazionale Città del Vino e Associazione Italiana Turismo Responsabile, oltre a Slow Food Japan. Tema centrale è stato il riconoscimento del turismo rurale ed enogastronomico come leva per riequilibrare i flussi, sostenere la vitalità economica e culturale delle aree interne e stimolare la rigenerazione dei territori.
La necessità è di superare una logica emergenziale nella gestione dei flussi, per abbracciare un approccio di placemaking capace di rendere le destinazioni più vivibili tanto per i visitatori quanto per i residenti.
Gestire il turismo in chiave sostenibile significa anche stimolare la destagionalizzazione e promuovere mete meno note, in un’ottica di riequilibrio territoriale. Occorre pensare a destinazioni che non siano solo attrattive per i turisti, ma che garantiscano qualità della vita ai residenti, prevedendo benefici tangibili per le comunità locali.
La conferenza di Expo Osaka ha gettato le basi per una roadmap condivisa tra Italia e Giappone, orientata a politiche turistiche più equilibrate, rispettose delle comunità e capaci di valorizzare il patrimonio diffuso. “L’overtourism - sostiene Roberta Garibaldi - non può essere lasciato a una gestione spontanea: serve una strategia integrata che coinvolga la comunità locale e punti su modelli turistici autentici e sostenibili. La forza del turismo rurale rappresenta una leva concreta per redistribuire i flussi e rigenerare i territori”.