• 17/12/2025 09:21

Lo strano caso del posto con il finestrino senza finestrino

Dagli Stati Uniti giunge l’eco di una recente class action per pratiche ingannevoli contro alcune compagnie aeree nordamericane che avrebbero fatto pagare un extra salato per “posti col finestrino” che nella realtà non hanno alcun finestrino.

Le due compagnie coinvolte avrebbero venduto oltre un milione di “posti col finestrino” su Boeing 737, 757 e Airbus A321, molti dei quali accanto a pareti cieche invece che dotate di un finestrino. I passeggeri sostengono di aver pagato fee da 30 a più di 100 dollari per godere della vista esterna, di luce o in generale il comfort di un vero posto con finestrino e che presumibilmente non l’avrebbero scelto, né pagato extra se avessero saputo la verità. Le asserite condotte sarebbero ascrivibili a pratiche commerciali ingannevoli a danno dei consumatori.

Le compagnie aeree rigettano ogni responsabilità sulla base di non aver mai promesso una vista, bensì che il termine “finestrino” indica semplicemente uno standard per la classificazione dei posti stabilita dal settore aeronautico nei termini “finestrino”, “centro” o “corsia” ai soli fini della prenotazione.

Pertanto il punto in diritto è se abbia maggiore rilevanza lo standard di prenotazione del settore aereo e le condizioni di trasporto che non promettono esplicitamente una finestra oppure l’effetto di presunta ingannevolezza subito dai passeggeri che acquistano posti “preferenziali” pagando fee extra per un posto con finestrino ma di fatto senza finestrino.

Dal punto di vista dell’Unione europea tale querelle si potrebbe inquadrare nella complessa questione delle fees accessorie, un ambito sempre più nel mirino dei giudici e delle autorità indipendenti della concorrenza e della protezione del consumatore.

Se poi il titolo di trasporto e la relativa fee accessoria per acquistare il posto col finestrino fosse intermediato da un’agenzia di viaggi, anche quest’ultima dovrà assicurarsi che alla fee pagata corrisponda un posto col finestrino reale e non già un “window seat” ai meri fini di identificazione del proprio posto, per non rischiare di essere co-responsabile di possibili pratiche ingannevoli a scapito dei consumatori.

Condividi questo articolo