• 16/12/2014 11:11

Il falso mito dell’Italia prima destinazione turistica al mondo

Siamo la quinta destinazione turistica, con 47,8 milioni di stranieri che nel 2013 hanno visitato il Belpaese. Quarant’anni fa eravamo al primo: da allora, tutti si lamentano del crollo e auspicano un pronto recupero. Ma quale crollo?! Ma quale recupero?! Va benissimo così, e vi spiego perché, con l’ausilio dei dati dell’Unwto.

Nel 1950, in un mondo ancora segnato dal trauma bellico, viaggiare per diletto era lusso per pochi eletti. Dei 25,3 milioni che potevano permetterselo, 4,8 milioni (ovvero il 19%) sceglieva l’Italia. Venezia e Firenze, la costiera amalfitana e Capri, Roma e il Vaticano: le destinazioni erano già quelle, e il Danieli a Venezia o il Quisisana a Capri consolidavano la propria fama di hotel-icone. “Vacanze Romane”, nel 1953, era la consacrazione di una Roma ancora povera, ma bellissima, agli occhi degli yankee Gregory Peck e Audrey Hepburn.

Dal 19% del 1950 scendiamo al 15,9% del 1960, poi al 7,7% del 1970 (quando eravamo ancora i primi al mondo, davanti a Canada, Francia, Spagna e USA). Poi ancora giù, dopo una breve risalita nel 1980, fino al 6,1% del 1990 (rimasto invariato fino al 2000) per calare al 4,6% del 2010 e infine al 4,4% del 2013. In 43 anni siamo scesi dal primo al quinto posto, ma i turisti stranieri in Italia si sono moltiplicati per 10 volte: da 4,8 a 47,8 milioni. Nel frattempo, però, il numero di viaggiatori globali si è moltiplicato 43 (43!) volte, e nel 2013 vale 1.087.000.000. Da poco più di venticinque milioni a un miliardo. Conviene all’Italia ambire a spartirsi una fetta più grande di questa folle massa di un miliardo di viaggiatori? Manco per niente.

Prendiamo la Spagna: nel 1950 era praticamente fuori classifica, ma nel 1990 aveva già superato l’Italia, 34,1 milioni di stranieri contro 26,7 (circa 8 di meno). Il  decennio successivo è quello del boom: nel 2003 la penisola iberica attira 50,9 milioni di stranieri; in Italia ci dobbiamo accontentare di 39,6 (11 di meno). Il divario aumenta ancora nel nuovo millennio: nel 2013 la Spagna ne accoglie 60,7 milioni, 13 in più dell’Italia.

Ergo, non essendo Madrid paragonabile a Roma, e neanche Mallorca a Capri, che cosa si sono inventati gli spagnoli per tirar su decine di milioni di stranieri? La risposta è una sola: turismo di massa. Massa nel senso più deleterio del termine: quantità, numero, intruppamento. Per la massa servono eco-mostri come quelli che deturpano la Costa del Sol o enclave britanniche, con tanto di birra e sbornia all-inclusive, a Palma de Mallorca. Per la massa serve pensare al dinero, e solo a quello.

A me personalmente, i 47,8 milioni di stranieri che visitano il mio Paese paiono già abbastanza. Abbastanza per aver imposto ristoranti cinesi con le cucine a due passi da Santa Croce, a Firenze. Abbastanza per passare sopra al tappeto di zaini e sacchi a pelo, alla stazione di Venezia S. Lucia, al mattino. Abbastanza per sopportare chi usa le mura di S. Pietro come latrina, vicino alla Cappella Sistina.  

A me personalmente, piace più la Vespa di Vacanze Romane, piuttosto che gli spaghetti bolognaise o i fettuccini alfredo. Questione di gusti. O di età.

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