• 09/06/2017 11:56

Economia digitale: in Italia mancano professionisti

Le imprese italiane aumentano gli investimenti in tecnologie digitali, ma faticano a trovare professionisti con le competenze adeguate per supportarle nel processo di digitalizzazione. Il gap tra domanda e offerta è dovuto all’assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, ma anche alla mancanza di una visione d’insieme per coordinare il percorso della trasformazione digitale.

Il quadro ambivalente dell’economia digitale, come spiega Event Report, è fotografato dalla terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, la ricerca condotta dalle associazioni dell’Ict Aica, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promossa dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca e dall’Agenzia per l'Italia Digitale.

Le aziende hanno sempre più fame di competenze digitali: analizzando 175mila annunci di lavoro apparsi sul web dal 2013 al 2016 l’indagine ha rilevato che la richiesta di professioni Ict (information & communication technologies) è aumentata mediamente del 26% ogni anno.

La parte del leone, con picchi di crescita del 90%, è fatta dalla ricerca di professionisti specializzati in trasformazione digitale (i business analyst e gli specialisti dei big data), ma sale del 56% anche la ricerca di competenze in tema di cloud, internet delle cose, intelligenza cognitiva e artificiale, robotica e cyber security. L’attività di recruiting delle aziende è intensa: i responsabili dei sistemi informativi e gli Ict security manager, insieme ai business analyst e ai security analyst, sono i profili più difficili da trovare.

Proprio perché molto ricercati, i professionisti del digitale sono anche ben pagati. Lo studio rileva infatti che nel 2016 le retribuzioni del settore sono aumentate del +5,7% per i livelli impiegatizi e del +4,9% per i dirigenti. L’Osservatorio stima che nel triennio 2016-2018 si potrebbero creare 85mila nuovi posti di lavoro con specializzazione in Ict, a fronte di un’occupazione complessiva che potrebbe salire da qui al 2018 del 3,5% annuo per raggiungere le 624mila unità.

Il sistema formativo non sembra però in grado di soddisfare le esigenze del mercato: il 62% delle posizioni richiede infatti una preparazione universitaria, ma mancano all’appello 4.400 laureati perché sebbene le immatricolazioni in facoltà Ict siano in crescita, soltanto il 40% degli studenti completa il ciclo di studi.

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