• 27/01/2020 12:35

Aribnb, un affare miliardario ma “servono regole”

Il ciclone di Airbnb non accenna a placarsi e i sui effetti sono sempre più significativi anche in Italia. Secondo il country manager Italia di Aribnb, Giacomo Trovato, all’origine del successo c’è una precisa esigenza del mercato, che oltre al boom del turismo in generale evidenzia anche la grande quantità di seconde case presenti in Italia, pari a circa 12,4 milioni secondo quanto riportato da La Repubblica, sulle quali ci sono da versare tasse sempre più onerose.

Da qui il boom di alloggi presenti su Airbnb: 30mila a Roma con un giro d’affari di oltre 200 milioni all’anno, 18mila a Milano, 8mila nel centro storico di Venezia e addirittura 300 a Vernazza, comune ligure di 852 abitanti.

Un Far West non regolamentato
È il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, a lanciare l’allarme su una tendenza che si sostanzia in “Un Far West non regolamentato”, creando anche fenomeni collaterali come la nascita di piccole società di servizi per gestire ricevimento degli ospiti e pulizia e lo strapotere di società di property management che si stanno accaparrando monolocali e bilocali nei centri delle principali città d’arte per affittarli sulla piattaforma. Con immediate ricadute sull’innalzamento dei prezzi per affitti e appartamenti, sulla scorta di quanto sta già avvenendo da tempo nelle altre capitali europee. Che si sono attrezzate per arginare l’effetto Airbnb: Berlino ad esempio ha posto un tetto al rialzo dei prezzi degli affitti in città, mentre Madrid e Amsterdam hanno messo un limite massimo ai giorni dell’anno in cui i proprietari possono affittare a breve i propri appartamenti.

Tasse da pagare
“Airbnb è un fenomeno mondiale e nessuno la vuole contrastare – precisa Bocca – ma va regolamentata. Deve dire chi soggiorna nelle sue case per motivi di sicurezza, pagare le tasse come noi”.
“Noi non siamo esattori che possono sapere se e quanto va pagato al fisco per l’affitto – gli fa eco Trovato –; l’ha riconosciuto anche la Corte di Giustizia Ue con una sentenza. Invece è più facile essere sostituti d’imposta sulla tassa di soggiorno. Il problema è che in Italia ogni singola amministrazione ha regole differenti e non esiste un codice identificativo unico per le attività turistiche che uniformi le norme”.

In vendita anche le esperienze
Intanto, Airbnb sta espandendo la propria attività oltre il perimetro dell’affitto, arrivando a vendere anche esperienze turistiche estranee al soggiorno. “In Italia sono già 5mila e cresceranno molto” chiude Trovato.

Condividi questo articolo