Ormai la ‘tassa Airbnb’ sembra cosa fatta. Ma per Matteo Stiffanelli, responsabile per l’Italia della piattaforma, la soluzione prospettata potrebbe presentare dei problemi, anche critici. Fino a causare addirittura un blocco, alle soglie della stagione estiva.
In un’intervista rilasciata a la Repubblica, il manager spiega le ragioni del sito di affitti brevi per antonomasia. Concentrandosi su due aspetti: da un lato il ruolo di sostituto d’imposta stabilito dalle nuove regole, dall’altro la possibilità che queste ultime favoriscano la disintermediazione.
Il nodo del sostituto d'imposta
Innanzitutto, Stiffanelli tiene a sottolineare che, ovviamente, le osservazioni di Airbnb non riguardano in toto l’idea della tassa sugli affitti. Piuttosto, sono le modalità a suscitare le perplessità del responsabile per l’Italia. Il quale evidenzia un altro modello di collaborazione tra il portale e le istituzioni, sempre sul suolo italiano: quello della tassa di soggiorno. Ma, in questo caso, Airbnb non è sostituto d’imposta, ma solo “agente contabile”.
Le tempistiche di applicazione della ‘tassa Airbnb’ (che dovrebbe essere applicata alle prenotazioni effettuate dal prossimo 1 maggio), inoltre, vengono ritenute troppo strette per un’adeguata organizzazione. Risultato? “Si rischia il blocco, alla vigilia dell’estate”.
Rischio disintermediazione
Ma a questo si aggiunge un altro elemento, secondo Stiffanelli. Il mondo degli affitti brevi, sottolinea il manager, si muove in gran parte su canali offline e disintermediati. Su questi ultimi, la tracciabilità è più difficile e dunque è più facile evitare di pagare le tasse sugli introiti. La ‘tassa Airbnb’, evidenzia Stiffanelli, potrebbe dunque ridurre l’utilizzo delle piattaforme di intermediazione online.