Giovani agenti cercasi: come attrarre nuove leve

Titolari di agenzia che diventano i primi banconisti del proprio punto vendita, troppo occupati per seguire roadshow o appuntamenti di formazione. E giovani in cerca di lavoro che pensano sempre meno al mondo del travel come a un’opportunità. La distribuzione organizzata continua a soffrire la carenza di personale. E mentre l’offerta di impiego del comparto seguita a crescere, la “fame” di nuove risorse non riesce a essere soddisfatta.

“I giovani se ne vedono pochi, anche dalle università arrivano molte meno richieste di stage” conferma Dante Colitta, direttore network di Welcome Travel. Ma per quale motivo? “Probabilmente è un tema legato anche agli stipendi. I margini sono quelli che sono e non sempre si riescono a garantire compensi all’altezza delle responsabilità di chi sta al banco. Non è un lavoro banale, bisogna avere preparazione tecnico turistica, ma anche conoscere tecniche di vendite, normativa della privacy, fondo di garanzia. Le competenze richieste per farlo bene sono tantissime”.  

Un tema scottante
Secondo Umberto Serra, direttore commerciale di Agenzia per Amica, quello della mancanza di personale è un tema "scottante", ma che "va guardato nella giusta prospettiva. Bisogna impegnarsi - dice - per portare nuove leve dalla nostra parte, trasformare le aziende in realtà giovani e dinamiche, ma per farlo, bisogna investire sulle persone, offrire loro dei contratti a tempo indeterminato. Non si può pensare di motivare i giovani con soluzioni part-time, bisogna inquadrarli, credere in loro e dare degli obiettivi".

Che il settore abbia finora fatto troppo poco per assicurare il ricambio generazionale lo sostiene del resto anche Giuseppe Zampino, presidente di Fiavet Calabria: “Il problema è che in questi anni non siamo riusciti a far entrare nelle scuole il turismo, a far capire che questo settore ha molto da offrire e che il ventaglio delle professioni è veramente molto ampio. Spesso, poi, sono gli stessi titolari di agenzia a sentirsi degli highlander. E sbaglia di grosso chi pensa che i giovani possano accontentarsi di un educational o poco più”.

La formazione
Che il fulcro sia la formazione lo pensa del resto anche Enrica Montanucci, presidente di Maavi: “È doveroso dar vita a qualche iniziativa che, a partire dalle scuole superiori, torni a raccontare questo lavoro ai giovani. A spiegargliene dolori e gioie, a farli innamorare di nuovo di questo mestiere. Abbiamo troppi manager e pochi banconisti”.

Quello tra percorso formativo e mondo delle imprese è un dialogo strategico anche per Cesar Foà, presidente di Adv Unite: “Advunite aveva proposto agli istituti professionali di far incontrare la domanda e l'offerta ma nessuno si è attivato; di fronte a una situazione di mancanza di occupazione dove un intero settore richiede personale e vuol pagare stipendi, nessuno si attiva”.

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