Affitti brevi e cedolare,
le associazioni insorgono:
“Correzioni del tutto inutili”

Non si placano le polemiche per la proposta di riformulazione della norma della bozza della legge di bilancio che, per gli affitti brevi, prevedeva inizialmente un aumento della cedolare secca dal 21 al 26%.

Nelle ultime ore si è infatti ipotizzato di confermare l’aliquota al 21% per gli immobili, a patto però che non siano affittati tramite portali telematici o intermediari immobiliari. Nel caso in cui questo avvenga si applicherebbe comunque l’aliquota maggiorata, ovvero il 26%.

Ed è proprio su questo punto che è scattata la reazione delle associazioni, prima fra tutte Aigab, che sottolinea come la nuova formulazione del testo non cambi la sostanza del precedente. “Tutti i contratti di locazione breve - spiega l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi - sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L’effetto rimane una patrimoniale su mezzo milione di famiglie italiane, colpevolizzate perché proprietarie di una seconda casa da cui ricavano un reddito integrativo”.

Ancora più severo, nel suo giudizio, Claudio Cuomo, presidente di Aigo, l’associazione dell’ospitalità diffusa Confesercenti, che parla addirittura di “gioco delle tre carte, una correzione di forma - aggiunge - che non modifica la sostanza: una stangata da oltre 100 milioni di euro, così come confermato dalla relazione tecnica alla manovra”.

“È ovvio - aggiunge FARE - Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiera - che la gran parte delle prenotazioni avvenga oggi attraverso il web, perché le singole locazioni non hanno il potere contrattuale delle multinazionali dell’hospitality nei viaggi organizzati e nella visibilità online”.

“Approvare una norma del genere - aggiunge FARE - è contrario all’interesse nazionale e favorisce soltanto i grandi capitali, spesso esteri, che demoliscono studentati per costruire hotel di lusso nei centri città”.

Secondo Cuomo continuare con micromodifiche che scaricano costi e oneri sui gestori non porterà alcun risultato: “La soluzione - sottolinea - è un’altra: accompagnare il comparto con incentivi e sostegni oggi, così da ottenere più gettito e più emersione domani, senza costruire ulteriori passaggi ‘bancomat’ per spremere risorse dal comparto”.

La Federazione FARE ribadisce, infine, la propria fiducia nel Parlamento: “Siamo certi - specifica - che la maggioranza dell’arco parlamentare non deluderà i cittadini italiani che cercano di creare lavoro, indotto e contribuzione senza gravare sulle casse dello Stato e confermerà l’impegno per la bocciatura di una norma punitiva verso la piccola proprietà immobiliare”.

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