Bene, ma non benissimo. Se le previsioni economiche per il 2026 delle compagnie aeree effettuate dalla Iata vedono ancora una volta una seppur lieve crescita in termini di utili e di fatturato, il ceo dell’associazione dei vettori Willie Walsh mette subito in guardia dai facili entusiasmi. E pur rimarcando il valore e le capacità dell’industria, mette in evidenza come troppe cose ancora non funzionino e mettano a dura prova l’intero settore.
Limiti invalicabili
“I margini a livello industriale sono ancora una miseria, se consideriamo il valore che le compagnie aeree creano collegando persone ed economie - spiega Walsh -. Sono al centro di una catena del valore che sostiene quasi il 4% dell'economia globale e supporta 87 milioni di posti di lavoro. Eppure Apple guadagnerà di più vendendo una custodia per iPhone rispetto ai 7,90 dollari che le compagnie aeree otterranno trasportando il passeggero medio”.
Grandi potenzialità
Dietro quei 41 miliardi di dollari di utili stimati per il prossimo anno e i 1.053 miliardi di fatturato previsti c’è, quindi, un meccanismo che continua a giocare a sfavore dei vettori. “Immaginate il potere aggiuntivo che le compagnie aeree potrebbero portare alle economie se riuscissimo a riequilibrare la redditività della catena del valore, ridurre gli oneri normativi e fiscali e alleviare le inefficienze infrastrutturali” aggiunge Walsh. Una lotta contro i mulini a vento, che il ceo Iata porta avanti dall’inizio del suo mandato, ma che continua a scontrarsi con politiche globali che periodicamente pongono nuovi ostacoli sulla strada dei vettori.
Tornando, invece, alle stime per il 2026, una crescita importante è prevista sul fronte passeggeri, che il prossimo anno dovrebbero raggiungere i 5,2 miliardi, con un tasso di riempimento degli aerei superiore all’83%. Numeri che si traducono in una crescita del fatturato derivante dai biglietti aerei in aumento del 4,8% a quota 751 miliardi di dollari. Crescita accompagnata anche da un incremento del valore delle ancillary revenue: 145 miliardi, il 5,5% in più del 2025, ovvero il 14% del totale.