Phuket, l’allarmedegli albergatori: “Occorre riaprire le frontiere”

L'industria alberghiera di Phuket sta raggiungendo il punto di non ritorno ed è necessario un sostegno economico deciso da parte del governo per sopravvivere alla stagione. Questa la voce degli operatori del settore riportata da Travel Daily News Asia, che lamentano il fatto che gli hotel nella principale isola turistica della Thailandia non siano in grado di sostenere la redditività operativa basata sul turismo interno.  

Secondo Aeroporti della Thailandia (Aot), gli arrivi di passeggeri sono calati del 65% su base annua da gennaio a luglio di quest'anno. Perciò è chiaro è che le 86mila camere nelle strutture ricettive di Phuket non possono realisticamente pareggiare i conti o addirittura ottenere risultati positivi con la sola domanda interna. Questo quadro potrebbe preparare quest’anno il terreno alla perdita di 50mila posti di lavoro nel settore alberghiero se non ci sarà alcun supporto in arrivo o se i visitatori internazionali non verranno riammessi.  

Anthony Lark, presidente della Phuket Hotels Association che rappresenta 78 hotel a Phuket, ha dichiarato: "La domanda locale non può impedire la drammatica e continua perdita di posti di lavoro e la della crisi finanziaria per i proprietari alberghieri e gli operatori. Sosteniamo fortemente una riapertura sicura, pragmatica e strategica delle frontiere per i viaggi dall’estero".  

Poiché il turismo è l'indicatore economico principale di Phuket, i dati recentemente rilasciati dal gruppo di consulenza per l'ospitalità C9 Hotelworks rivelano l'impatto del Covid-19 sulla tabella di marcia dello sviluppo alberghiero, con il 69% degli hotel in ritardo o sospeso. Guardando alle conseguenze economiche, alla fine del 2019 c'erano 1.758 strutture ricettive autorizzate sull'isola e oggi i progetti in arrivo si attestano a 58 hotel, rappresentando un aumento dell'offerta del 19% con 16.476 camere aggiuntive previste.

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