I nuovi canoni dell'ospitalità secondo i designer

Cambiare l’approccio del settore dell’hospitality nell’era post pandemia secondo i principi di una diversa evoluzione della domanda. Su questo tema si è svolto il primo convegno digitale 2021 di Elle Decor Italia, “Progettare la Nuova Ospitalità”. Una giornata di lavori in cui sono state proposte idee e nuove direzioni da intraprendere a favore di un settore che gioca un ruolo centrale nell’economia del Paese.

“Progettare una nuova ospitalità per il turismo italiano significa ripensare l’offerta ricettiva – ha evidenziato Magda Antonioli, direttrice Acme Università Bocconi di Milano -, tenendo conto dei trend della nuova domanda e dei consumi in era post Covid e ridefinendo e riqualificando le strutture”.

Per l’architetto e designer Piero Lissoni, si legge su Hotelmag, “gli alberghi sono sempre state creature complesse, disegnate come multidisciplinari e multifunzionali, progettate per fare diverse cose, così come fortemente legate e interconnesse con il luogo in cui sorgono. E la sostenibilità è sempre stata una richiesta specifica e connaturata ai nostri progetti, dall’utilizzo dell’acqua, alla gestione delle temperature oppure l’utilizzo corretto dei materiali, così come abbiamo sempre pensato alla costante sanificazione dei luoghi e al distanziamento naturale negli ambienti”.

Necessità di una maggiore integrazione tra architettura e interior design, in una compartimentazione tra spazi pubblici e spazi privati con il verde sempre più rilevante: è il principio espresso da Patricia Urquiola, architetta e designer, secondo da la quale “un hotel ‘emozionale’ è in grado di fornire esperienze per ospiti e per cittadini, supportato dalla tecnologia per l’erogazione di servizi personalizzati e capace di generare valore e lavoro per la comunità”.

“Le conseguenze dello shock culturale della pandemia travolgono soprattutto il mondo delle percezioni su sicurezza, rischio, rituali di condivisione – ha detto Patricia Viel, architetta confonder Studio Citterio-Viel -, e meno le geometrie degli spazi o l’organizzazione delle funzioni. Il progetto dovrà trovare i sostituti del contatto con l’essere umano, con il cibo, con le cose, lavorando a una modalità di integrazione che favorisca una routine di igienizzazione che non evochi il pericolo ma la cura, trovando nuove chiavi di intimità e di comfort”.

Per gli architetti Matteo Thun e Antonio Rodriguez “l’architettura e il design consapevoli garantiscono benessere fisico e mentale, favorendo la relazione tra le persone e l’ambiente”.

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