Gli alberghi in portfolio ora sono 150, ma l’obiettivo è di raddoppiarli nel giro dei prossimi cinque anni. Italy Family Hotels ha ambizioni di crescita in linea con un settore che, in Italia, ha ancora ampi margini di sviluppo. “Basti pensare - spiega Alberto Gnoli, Hospitality Marketing per Italy Family Hotels - che su più di 30mila hotel italiani (il dato Federalberghi parla esattamente di 32.194 strutture ndr) non più di 400 sono adatti a essere dei veri family hotel”.
Per costruire un prodotto family vincente, infatti, non basta aggiungere un’area giochi, ma occorre progettare “un ecosistema coerente, dedicato e riconoscibile. In base al nostro primo report nazionale sul settore abbiamo individuato un mix preciso di ingredienti, che va da una family room di minimo 25 mq a una ristorazione con menù baby e infant, orari flessibili e stoviglie dedicate. Il nuovo family hotel deve inoltre integrare aree gioco interne ed esterne differenziate per fasce di età: almeno il 10% della superficie dell’hotel dovrebbe essere dedicata a queste attività”. E poi ancora almeno una percentuale analoga della superficie totale dev’essere riservata a spazi acquatici, con una differenziazione netta tra aree gioco, nuoto e wellness.
I frutti degli investimenti
“Fondamentale - aggiunge Gnoli - anche fornire servizi trasversali come ad esempio la possibilità, per i genitori, di lavorare in vacanza, magari potendo usufruire di un servizio di baby sitting per i figli più piccoli”.
Criteri molto stringenti, che impongono all’imprenditore investimenti mirati ma i cui frutti, sottolinea Gnoli, sono assicurati: “I dati raccolti nel nostro report parlano chiaro - sostiene -: le strutture che hanno investito in un restyling completo in chiave family hanno, infatti, visto i ricavi per camera aumentare di 85 punti percentuali e la tariffa media per camera (adr) crescere dell’80%, mentre per il tasso di occupazione si registra un incremento del 35%”.
“Un family hotel ben progettato - aggiunge Gnoli - è infatti in grado di sostenere un premium price e fidelizzare il cliente. Ovviamente più la struttura è grande, più è difficile mantenere alta l’attenzione ai dettagli. E per questo nel nostro consorzio la dimensione media degli hotel è di 55 camere, ma ne abbiamo anche di sole 30 stanze”.
Le stime estive
Intanto l’estate si preannuncia positiva. In base all’ultima indagine del consorzio, infatti, 4 hotel su 5 prevedono un tasso di occupazione di oltre 80 punti percentuali nei mesi centrali della stagione, mentre invece c’è ancora da lavorare sui mesi di spalla, per i quali solo un hotel su due prevede un’occupazione di oltre il 60%: “Serve un piano per la destagionalizzazione dell’offerta - fa notare Gnoli -, così come una strategia per aumentare la componente internazionale di clientela. Incoraggiante, però, il dato per cui un hotel su due dichiara che oltre il 20% del suo fatturato deriva da ospiti stranieri, in particolare quelli provenienti dai Paesi di lingua tedesca e dell’Europa dell’Est”. Segnali incoraggianti, che aprono nuove prospettive di sviluppo.