Roma, gli effetti di un’estate senza americani e cinesi

Un’estate insolita per Roma. La Capitale paga la mancanza del turismo internazionale, che quest’anno nelle città d’arte italiane registra un calo del 55%.

A oggi, secondo dati riportati da Corriere.it, su 1.200 strutture alberghiere, hanno scelto di riaprire solo in 170 e le camere sono occupate al 10-15%, rispetto al 90 dello stesso periodo dell’anno scorso. E sono ancora molti i dipendenti in cassa integrazione.

Mancano i turisti Usa
Pesa in particolar modo l’assenza dei turisti provenienti dagli Stati Uniti. Assenza che potrebbe durare per molti mesi se l’Ue confermerà il blocco degli arrivi. “Da Stati Uniti e Sud Est asiatico è difficile che vedremo arrivare turisti prima di 6-7 mesi come minimo – ha riferito al quotidiano Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma -: ne è prova la prenotazioni delle stanze per gli equipaggi delle linee aeree di questi Paesi che continua a slittare sempre più avanti”.

Un paio di anni per ripartire
Per tornare ai livelli di fatturato del periodo precedente al Covid-19, stima Roscioli, “ci vorranno un paio d’anni. A Roma il tasso d’internazionalizzazione è pari al 70% e oggi americani e cinesi, decisivi per il turismo nella Capitale, sono quasi scomparsi. Saranno stagioni caratterizzate dalla presenza di italiani e poi di visitatori “confinanti”, come francesi, austriaci e svizzeri, magari anche qualche tedesco che raggiungono l’Italia in auto”.

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