Un’azione fatta in spirito di collaborazione. Così il presidente di Federalberghi Isola di Capri racconta la clamorosa decisione di chiudere gli arrivi dalla terraferma da parte del sindaco dell’isola, presa sabato scorso a causa di una crisi idrica che ha interessato l’isola per 48 ore.
“La decisione di chiudere l’isola agli arrivi dalla terraferma è stata doverosa in assenza di indicazioni chiare da parte del gestore idrico Gori che fino al pomeriggio di ieri non ha potuto o non è stata in grado di fornire notizie certe sulla ripresa della fornitura dell’acqua nei nostri comuni – dice Lorenzo Coppola, presidente dell’associazione degli albergatori -. Quello concordato con le amministrazioni pubbliche è stato un atto di responsabilità a tutela delle persone, nel momento in cui nessuno era in grado di dire per quanto tempo ancora sarebbe persistita l’emergenza, ore o giorni”.
“Allo stesso modo – continua il presidente - appena preso atto che il problema era in via risoluzione, nel pomeriggio di ieri si è concordato con l’amministrazione di emanare una ordinanza che consentisse l’arrivo a Capri dei turisti negli hotel, fino poi al via libera definitivo agli sbarchi”.
Federalberghi Capri si farà però promotrice di una class action per arrivare al ristoro dei danni subiti a causa di questa emergenza e delle altre eventuali e future.
La situazione secondo Coppola solleva però grandi interrogativi per il futuro: “La priorità adesso è quella di evitare che in futuro si ripropongano queste emergenze che periodicamente colpiscono l’isola di Capri, che siano queste relative all’approvvigionamento di acqua, alla fornitura elettrica e anche alle connessioni telefoniche. Poi un pensiero va anche alle centinaia di turisti che ieri sono stati costretti a bivaccare nel cantiere del Molo Beverello senza poter usufruire dei servizi di una stazione marittima degna di tale nome”.
“La nostra Capri – conclude Coppola – è definita in tutto il mondo come ‘Isola dei Famosi’ ma, viste le difficoltà e le privazioni che periodicamente siamo costretti a subire, non vorremmo che questa definizione venisse confusa con quella del reality show”.