I comuni ad alta densità turistica e i comuni capoluogo di provincia “possono, con proprio regolamento, individuare zone o aree in cui definire criteri e limiti specifici per lo svolgimento, per finalità turistiche, delle attività di locazione breve”. La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del governo contro il Testo unico sul turismo varato un anno fa dal Consiglio regionale toscano. Con la sentenza, quindi, la Consulta conferma così il diritto dei comuni di porre limiti agli affitti brevi, sulla base di criteri decisi dagli stessi comuni.
La Corte Costituzionale si è, inoltre, pronunciata sul fatto che per gli alberghi sarà possibile espandere fino al 40% della propria ricettività, utilizzando unità immobiliari situate nei 200 metri dall’hotel, anche se i sindaci potranno comunque introdurre limiti più bassi. Le locazioni turistiche, tuttavia, potranno essere effettuate solo in immobili con destinazione turistico-ricettiva e non in immobili ad uso residenziale. È confermata quindi la necessità di imporre un cambio di destinazione d’uso e la possibilità di effettuare locazioni brevi solo in forma imprenditoriale.
Il commento positivo da Firenze e Confindustria Alberghi
“La decisione della Corte Costituzionale di salvare il Testo unico del turismo della Regione Toscana respingendo il ricorso del Governo è una bella notizia e una grande vittoria per gli amministratori, un punto fermo importante per continuare nel nostro lavoro per un turismo sostenibile. Siamo sulla strada giusta e andiamo avanti. Questa legge deve diventare un esempio a livello nazionale per permettere ai sindaci la tutela dell’identità delle città e dei territori”, questo il commento della sindaca di Firenze Sara Funaro, ripreso da corriere.it.
Positivo il commento arrivato ieri sera alla stampa da parte di Confindustria Alberghi che parla di “una sentenza che va nella giusta direzione”. Si dichiara “fortemente concorde” anche la presidente Elisabetta Fabri. “La Consulta riconosce infatti elementi che da tempo Confindustria Alberghi considera centrali: la necessità di una governance del turismo equilibrata, la tutela dei territori e il contenimento degli effetti distorsivi legati alla proliferazione incontrollata delle locazioni brevi”, prosegue la presidente. “Si tratta di un passaggio importante perché viene finalmente affermato, in modo chiaro, il bisogno di intervenire sugli impatti negativi che questo fenomeno ha prodotto sul diritto all’abitare, sull’organizzazione delle nostre città e sulla sostenibilità complessiva delle destinazioni turistiche. Un quadro regolatorio certo e proporzionato è indispensabile per garantire concorrenza leale, qualità dell’offerta e uno sviluppo turistico realmente sostenibile”, conclude Fabri nella nota stampa.
Le ragioni contrarie di Aigab
Immediata la reazione di Aigab. “Con questo pronunciamento - dice la nota dell’Associazione italiana gestori affitti brevi - la norma della Regione Toscana resta in vigore concedendo ad un numero ampio di Comuni la possibilità di introdurre un regime amministrativo regolatorio che limiterà i diritti di famiglie e imprese di disporre della propria casa”.
Il paradosso, aggiunge la nota, è che viene “confermata la possibilità di limitare i diritti di proprietà delle famiglie italiane, mentre viene estesa la possibilità per gli hotel di espandere la propria capacità ricettiva utilizzando gli immobili limitrofi”.
A livello di mercato questa decisione porterà, secondo Aigab, a una diminuzione del valore degli immobili in tutti i Comuni che faranno ricorso a questi strumenti, un aumento delle tariffe degli hotel: “Ci sarà inoltre un aumento della conflittualità amministrativa tra cittadini e imprese - prosegue Aigab - poiché assisteremo al proliferare di abusi da parte degli enti locali e un aumento del ricorso al nero da parte di proprietari e host”.
Dello stesso tono il commento di Property Managers Italia che non esita, in una nota, ad affermare che “la sentenza delle Consulta avrà un effetto slavina per imprese e lavoratori degli affitti brevi”.