La tassa di soggiorno fa discutere anche oltre i confini dell’Italia. Sta destando polemiche in Catalogna, la riforma dell’imposta di soggiorno promossa dal governo locale che prevede di destinare una parte significativa degli incassi alle politiche abitative e allo sviluppo economico.
Secondo quanto riportato da El Economista e rilanciato da Preferente, il disegno di legge consentirà ai Comuni di utilizzare il 50% delle entrate generate dalla tassa per finanziare politiche di edilizia abitativa, lo sviluppo industriale, la promozione economica e il miglioramento della competitività territoriale, oltre a progetti strettamente connessi al turismo. Una flessibilità che sta generando preoccupazione tra le imprese del settore, che temono una progressiva riduzione delle risorse destinate alla promozione e alla qualità dell’offerta turistica.
Secondo le stime della Generalitat de Catalunya, l’aumento dell’imposta - che in Catalogna porterà di fatto a un raddoppio del prelievo - consentirà di raggiungere 184,41 milioni di euro di entrate annue, il doppio rispetto alle previsioni per il 2024. Del totale, il 25% sarà destinato alle politiche di edilizia popolare, mentre la quota restante verrà ripartita tra Generalitat, Comune di Barcellona e gli altri comuni catalani.
L’iter accelerato del disegno di legge punta a rendere operative le nuove tariffe - che potrebbero toccare i 10 euro a notte negli hotel a cinque stelle - già dalla prossima estate.