Alle soglie dell’estate, ci risiamo. Si riaccendono le proteste contro i flussi turistici incontrollati e nelle principali destinazioni del Mediterraneo si torna a parlare di overtourism, tuonando contro i turisti con slogan come ‘Tourist go home’ e brandendo persino pistole ad acqua e fumogeni. È cronaca degli ultimi giorni infatti la ripresa delle “pistolettate” contro i turisti in diverse aree della Spagna.
Parallelamente tra gli addetti ai lavori dell’industria dei viaggi parte il ‘j’accuse’ e la caccia ai responsabili dei flussi incontrollati. Questa volta a parlare per prima è stata la piattaforma di home sharing Airbnb, che ha puntato il dito contro gli alberghi nel tentativo di togliersi di dosso la lettera scarlatta dell’abusivismo e degli arrivi irregolari. “Se le città vogliono ridurre seriamente il problema dell’overtourism devono affrontare l’impatto schiacciante degli hotel” ha affermato Theo Yedinsky, vicepresidente delle Politiche Pubbliche di Airbnb, sostenendo che “l’Europa ha bisogno di più abitazioni, non di più hotel, eppure le città continuano a costruire hotel mentre la costruzione di case si avvicina ai minimi degli ultimi dieci anni”.
Al punto di partenza
Insomma, anche quest’anno, un’altra volta siamo al punto di partenza. Le mete estive tornano a essere l’approdo naturale dei vacanzieri, i prezzi si gonfiano, le strade si riempiono, i residenti insorgono e inizia il rimpallo delle responsabilità. Ma prendersela con i turisti non dovrebbe essere la risposta.
Sarebbe ora di superare strategie di gestione dei flussi miopi e poco lungimiranti, tenendo conto che non si può impedire alle persone di viaggiare e che in alcune destinazioni ‘mature’ vi sono ormai seri problemi di saturazione dell’offerta ricettiva e infrastrutturale difficili da risolvere se non con politiche di contenimento ad hoc.
E qualcuno ci sta provando a rispondere in modo strutturato al problema, cercando un equilibrio tra attrattività e sostenibilità. Anche perché il bollino di meta sovraffollata può pesare anche a livello di immagine, fungendo da deterrente per i flussi sostenibili.
In Italia, Venezia sta provando a rispondere a suo modo con varchi e ticket d’accesso nei giorni di picco e la Capitale si è fatta capofila di un progetto che coinvolgerà altre città d’arte per la realizzazione e promozione di offerte turistiche sostenibili.
Oltre i confini della Penisola, la Grecia ha confermato che dal 1° luglio sarà applicata una nuova tassa ai passeggeri delle crociere, i cui ricavati saranno destinati all’ammodernamento delle infrastrutture e degli impianti portuali delle destinazioni più battute. Mentre, restando in territorio greco, l’isola di Santorini intende imporre un tetto massimo di arrivi fino a 8mila passeggeri.
La strada da seguire
A loro modo queste destinazioni stanno provando a testare delle soluzioni, dimostrando nei fatti che a farsi carico del fardello devono essere ora le istituzioni governative, in collaborazione con le comunità locali e gli operatori del travel, perché, come ha rimarcato nelle scorse ore in uno statement il Wttc, il “turismo apporta significativi benefici economici, crea occupazione e fatturato grazie ai visitatori nazionali e internazionali” e “non dovrebbe essere ritenuto responsabile di problemi più ampi come la carenza di alloggi, che spesso hanno cause complesse e radicate che vanno oltre l’influenza del settore. Viaggi e turismo generano ingenti entrate fiscali e i Governi devono collaborare con le comunità per garantire che questi fondi vengano reinvestiti per soddisfare esigenze locali come il miglioramento delle infrastrutture”.