Studi di settore addio:la proposta di legge

Abbandonare la logica 'punitiva' degli studi di settore introducendo un sistema di premi per le partite Iva più virtuose. Si muove su questa ottica la proposta per dire addio ai criticati studi di settore e passare agli indicatori di compliance.

I dettagli sono spiegati da ilsole24ore.com sulla base, che riporta i contenuti della proposta di legge in 13 articoli presentata da Michele Pelillo, capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera e Maurizio Bernardo di Ap, presidente della commissione Finanze di Montecitorio.

Come funzioneranno i nuovi indici
In base ai primi dettagli emersi, il sistema dovrebbe concretizzarsi con indici sintetici di affidabilità fiscale: ad ogni partita Iva sarà assegnato un punteggio da 1 a 10, in base alla normalità e alla coerenza della gestione. Gli indici, inoltre, saranno soggetti a revisione al massimo ogni due anni.

Il punto chiave su cui ruota l’operazione sono i premi concessi alle partite Iva virtuose. Secondo la proposta di legge, infatti, queste ultime potranno godere di una serri di semplificazioni e riduzioni dei controlli.

I benefici per i contribuenti virtuosi
La proposta di legge precisa nel dettaglio i vantaggi che potranno ottenere i contribuenti virtuosi. I ‘premi’ saranno i seguenti, secondo quanto riportato dal testo:

- Esonero dall’apposizione del visto di conformità relativamente all’imposta sul valore aggiunto per la compensazione di crediti non superiori a 50mila euro annui

- Esonero dall’apposizione del visto di conformità ovvero dalla prestazione della garanzia per i rimborsi dell’imposta sul valore aggiunto per un importo non superiore a 50mila euro annui

- Esclusione dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici

- Anticipazione dei termini di decadenza per l’attività di accertamento

- Esclusione della determinazione sintetica del reddito complessivo (ovvero, come precisa portale del quotidiano finanziario, l’addio al redditometro).

Sono previste ovviamente anche delle multe per chi non comunica i dati per la determinazione dell’indice di compliance, con una norma che ricalca quella attualmente in vigore per gli studi di settore, che comporta penalità tra i 250 e i 2mila euro.

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