The Cocoon Collection:
via al progetto Prison Island
“Il lusso che ci piace”

Continua a credere in Zanzibar Azemar Group. E lancia, a partire da novembre, il via ai lavori per una nuova destinazione fra mare, lusso e esperienza firmata The Cocoon Collection. Questo sarà Prison Island, angolo iconico nel mare di Stone Town, luogo di ricordi e di storie, là dove venivano imprigionati gli schiavi, che dovrebbe vedere la luce fra circa 12 mesi.

“Gli italiani sono stati di fatto i fondatori di Zanzibar come destinazione turistica, ma l’isola non è mai entrata nella mappa delle mete luxury. Poi, con gli anni del Covid, grazie al fatto che la Tanzania non aveva applicato nessuna restrizione, è iniziata una sorta di età dell’oro: sono state costruite nuove strade e sono arrivati, e stanno arrivando, i grandi brand dell’ospitalità di lusso. Però noi siamo arrivati prima, abbiamo maturato una grande expertise e abbiamo potuto scegliere le location migliori”. Così Attilio Azzola, founder e corporate sales manager di The Cocoon Collection, racconta l’avventura della sua famiglia nello sviluppo di destinazioni lusso nell’Oceano Indiano.

“Con l’aumento dei clienti su Zanzibar – continua – sono cresciute anche le richieste lusso, e ci siamo resi conto che nella nostra offerta in Tanzania mancava un tassello, quello della privacy. Da lì la nascita del progetto Bawe Island, un’isola privata di oltre 30 ettari, con 70 ville esclusive immerse nella natura lussureggiante e selvaggia, tutte dotate di piscina privata, servizio maggiordomo e ogni comfort, che garantiscono un’atmosfera esclusiva e secluded”. Ed ora è il turno di Prison Island, un prodotto che sarà differente, più legato alla cultura locale e al contatto autentico con la natura.

Lavoro in più fasi

“Su Prison abbiamo già iniziato a lavorare. La prigione è stata trasformata in un museo di storia locale, e una serie di artigiani hanno accettato di aprire sull’isola le loro attività, per offrire ai visitatori uno shopping di livello” spiega Azzola. L’isola ha però una ulteriore particolarità: custodisce una popolazione di tartarughe giganti, antichi abitanti voluti dal sultano di Zanzibar, che costituivano una parte del suo serraglio. “Con la collaborazione di un biologo, abbiamo creato anche percorsi che permettano un ambiente più salubre e tranquillo per le tartarughe e una pacifica convivenza con i turisti”.

A novembre inizierà la fase due: la costruzione della settima struttura della Cocoon Collection. “Su alcuni bungalow preesistenti ed ora in stato di abbandono, creeremo 40 ville sullo stile di quelle di Bawe Island, di dimensioni leggermente più contenute, per un investimento di 20 milioni di dollari. La terza ed ultima fase, infine, prevede la creazione di una riserva marina lungo le coste di Prison Island”. Bawe e Prison Island segnano, infatti, per The Cocoon Collection, l’inizio di una progettazione che sia sostenibile e rispettosa della natura: “Puntiamo a un turismo più giovane, attento all’ambiente e al rispetto della società locale. In questo senso, abbiamo creato dal 2016 una fondazione per avere un dialogo sempre più attivo con le comunità locali, con cui operiamo già su diversi progetti”.

Perché il lusso, per Cocoon, parte dai luoghi. “È una parola abusata, ormai, che sta perdendo di significato. Per noi il lusso è un posto dove ci piacerebbe stare. È il luogo a guidare; noi cerchiamo luoghi meravigliosi e le costruzioni si devono armonizzare con l’ambiente. Senza dimenticare che siamo italiani: quindi inseriamo elementi di design e un servizio friendly e caloroso, che fa la differenza”.

Il futuro di The Cocoon Collection guarda ancora alla crescita: l’obiettivo è arrivare a 10 strutture nell’Oceano Indiano, anche in altre destinazioni che non siano le attuali Zanzibar e Maldive.

Ma la scelta non è semplice. “Lo Sri Lanka, che la nostra famiglia conosce molto bene (nel 1980 il papà, Enzo Azzola, aprì il primo resort nel Paese, ndr.), è una destinazione turistica meravigliosa, ma fra crisi climatiche, instabilità politica e burocrazia faragginosa, è un luogo davvero difficile dove investire. Maldive e Mauritius sono prese d’assalto dai big brand; il Madagascar è interessante, ma anche lì l’instabilità politica rende tutto difficile” ammette Azzola. Che però non smette di guardarsi attorno ed è al lavoro per lo sviluppo: “Sicuramente Zanzibar è più facile perché ben conosciuta dal mercato italiano, cosa che ci permette di veicolarla bene anche attraverso il tour operator Azemar. Ma l’obiettivo, oggi, è aprire nuovi mercati: se adesso i clienti principali arrivano dall’area Dac e dall’Italia, la mia missione è portare nelle nostre strutture gli americani, che guidano il mercato del lusso”. E sulle nuove, possibili, destinazioni si continua a studiare.

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