Movimenti fra regioni e impianti sciistici: la decisione sarà last minute

Si dovrà attendere il fine settimana per sapere cosa verrà deciso sul fronte degli spostamenti fra regioni e e riapertura degli impianti sciistici; e anche se i gestori mordono il freno, la decisione arriverà probabilmente poche ore prima della scadenza del divieto fissata per lunedì 15 febbraio.

Fino ad allora, riporta La Repubblica, tutto fermo, anche perché l'espandersi delle varianti al Covid nelle regioni dell'Italia centrale preoccupa i tecnici che si schierano sulla linea dell'estrema prudenza e dunque per la proroga del divieto almeno fino al 5 marzo, data di scadenza del Dpcm e data in cui il nuovo governo dovrà rivedere tutte le misure.

Quattro i possibili scenari che si delineano per arrivare, nei prossimi giorni, alla decisione più attesa da tutti gli italiani.
Se da qui a lunedì prossimo non interverrà alcun decreto-legge,  da martedì 16 gli italiani saranno liberi di spostarsi da una regione all'altra senza più dover motivare con autocertificazione. La stessa data in cui decade la chiusura degli impianti sciistici che riapriranno secondo il nuovo protocollo da poco validato dal Cts.

Se il nuovo esecutivo fosse già insediato, potrebbe essere emanato un decreto prima della fiducia per motivazioni urgenti connesse alla sicurezza e alla salute. Questo nel caso Draghi decidesse che riaprire gli spostamenti tra regioni sia ancora molto rischioso. In tal caso il nuovo decreto dovrebbe arrivare entro lunedì, visto che la scadenza del blocco è alla mezzanotte del 15.
L’ipotesi più probabile è quella di un decreto-ponte,  che proroghi il blocco degli spostamenti fino al 5 marzo, data di scadenza dell'intero Dpcm. Almeno nel caso in cui venisse riconfermato al dicastero della Salute Roberto Speranza. Se invece ci fosse un nuovo ministro, tutto potrebbe essere rimesso in discussione.

Infine, se domenica il governo Draghi non dovesse ancora aver prestato il giuramento, gli unici a poter disporre la proroga del divieto sarebbero Conte e i ministri uscenti che però hanno già detto di non volere prendere una decisione politica che spetta al nuovo esecutivo. Ma a fronte di una scadenza,  potrebbero essere costretti ad adottare un nuovo decreto. In questo caso verrebbe chiesto informalmente al Quirinale un ‘ombrello protettivo’ per adottare una decisione che sarebbe presa solo come provvedimento d'urgenza.

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