Fondo di garanzia, proposta Fiavet: la tutela privata che piace alle adv

Sarà il modello di un Fondo di categoria alimentato dalle singole agenzie quello scelto in casa Fiavet.

Un modello con cui le agenzie si troveranno presto a fare i conti - con esborsi medi di 500 euro e 3 fasce di contribuzione diverse - e che hanno appoggiato in maniera compatta, o per lo meno senza mostrare fratture insormontabili, anche i rappresentanti della Fiavet che hanno preso parte all'Assemblea nazionale.

"Quella di un fondo privatistico volontario è una strada percorribile e realizzabile in tempi brevi, ma a patto - evidenzia il presidente Fiavet Lazio, Ernesto Mazzi, - che gli associati contribuiscano con una quota fissa, non legata ai fatturati aziendali". Si allinea alla proposta di un fondo, ma senza nascondere una certa perplessità, anche il capofila degli agenti liguri, Wilma Pennino: "L'impressione - dice - è che alla fine questa opzione dovremo farcela andare bene per forza. Di sicuro dovrà essere una soluzione commisurata alle nostre dimensioni".

E parla di un'idea "da prendere seriamente in considerazione" il presidente Fiavet Friuli Venezia Giulia, Roberto Cividin, che punta tuttavia l'attenzione sul "vuoto assoluto in tema di sanzioni" per le agenzie che dopo il 30 giugno saranno inadempienti. Una vera e propria lacuna, nota anche la presidente di Fiavet Umbria, Ivana Jelinic, che non crede che, all'indomani della data fatidica, "si potrà arrivare al blocco delle attività e alla paralisi completa della distribuzione".  

A mettere in luce i risvolti positivi della privatizzazione del fondo, è il presidente di Fiavet Toscana, Pier Carlo Testa. "Costituire un fondo della categoria - sostiene - sarà anche un'occasione per fare proselitismo e trovare nuovi associati. L'aspetto negativo è che si arrivi, però, a tanti fondi quante sono le associazioni".
Amina D'Addario

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