Il ritorno delle tariffe non rimborsabili

Erano state il simbolo della pandemia: le tariffe rimborsabili, unite alla maggior flessibilità possibile nella prenotazione, erano un passaggio inevitabile per chiunque volesse essere competitivo nel 2021. I cambi di normative, le chiusure e le riaperture legate all'andamento epidemiologico rendevano indispensabile offrire ai clienti la possibilità di modificare la prenotazione senza aggravi di costo.

Tuttavia, adesso la tendenza si starebbe invertendo. E le tariffe non rimborsabili, simbolo degli anni in cui si poteva risparmiare contando sulla programmazione di lungo periodo, stanno tornando, almeno a livello internazionale.

Ad affermarlo è una nota di Belvera Partners, società che si occupa di comunicazione in ambito turistico, che ha raccolto le voci di diversi player del settore. Rikin Wu, fondatore e ceo di DidaTravel, (banca letti globale con oltre 23mila clienti), segnala l'emergere delle tarife non rimborsabili, che si unisce a una maggiore tendenza a prenotare in anticipo. Un trend impensabile fino a pochi mesi fa.

Ernesto Sigg, fondatore e partner di Fitbooktravel (società di consulenza specializzata nella distribuzione alberghiera), segnala anche i problemi tecnici legati a questo cambio: così come non è stato facile aggiornare i sistemi informatici per adeguarli al non rimborsabile, così sarà complesso fare marcia indietro.

Spencer Hanlon, head of Travel di Nium (un fornitore di tecnologia di pagamento che fornisce supporto a Ota, vettori e hotel per le transazioni b2b) aggiunge: "“Ora stiamo assistendo ai livelli più bassi di cancellazioni dall'inizio del Covid". Un dato che fa ben sperare.

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