Pianeta provincia: dove la clientela è ad alta fedeltà

Uscendo dai confini del capoluogo piemontese, il confronto con la realtà della provincia si gioca su un unico concetto: la fedeltà.

Se Maura Odin, titolare di Turnova di Torino, sbotta amareggiata: “La fidelizzazione non esiste più, conta solo il prezzo finale e il cliente salta da un’adv all’altra”, ben diversa è la situazione di una cittadina come Chivasso, dove le agenzie storiche non si preoccupano più di tanto del proliferale dei punti vendita in franchising. “Undici agenzie per una realtà di 26mila abitanti sono troppe - sottolinea il titolare di Ciao Viaggi Massimiliano Corrias - ma noi, che siamo sulla piazza da 22 anni, tra alti e bassi teniamo duro. Il web, poi, è in fase di stallo, e abbiamo dovuto fornire più volte assistenza a clienti che, dopo aver prenotato online, si trovavano in difficoltà. Un servizio che ci ha premiato, creando uno zoccolo duro di affezionatissimi”.

L’esperienza, dunque, è assolutamente indispensabile nelle piccole realtà locali, come conferma Stefano Ronco, titolare di L’Olandese Volante di Rivarolo: “La nostra - racconta - è sempre stata un’isola felice, ma ora la crisi sta colpendo anche gli imprenditori. Per non perdere clientela, è dunque fondamentale informarsi e prepararsi il più possibile. Se scontentassimo un viaggiatore il passaparola ci colpirebbe subito, implacabile”.

“Prenotare in agenzia costa di più rispetto a internet, e i clienti lo sanno - aggiunge Monica Nevache, titolare di Placet 3000 di Pinerolo -. Io, però, infondo loro sicurezza, e la quota di fedelissimi aumenta”. Identica la visione di Alessandro Ragusa, titolare della Golden Star Tour, agenzia con sei punti vendita a Moncalieri, Trofarello, Carmagnola, Rivalta e Alpignano: “In provincia è più facile vendere - sostiene - perché i clienti si affezionano di più. Noi, però, al contrario del capoluogo patiamo ancora molto la concorrenza del web”.

Una voce fuori dal coro è, invece, quella di Simona Rezza, titolare di Rezza Viaggi con due punti vendita, a Strambino e Ivrea: “La fedeltà assoluta, da noi, non esiste più - dice - a causa di una recessione che si protrae da anni nella nostra zona e che spinge i pochi clienti rimasti alla spasmodica ricerca dello sconto”. Il conto presentato dal web, per questa dettagliante, è salato: “È vero che alcuni clienti tornano delusi; intanto, però, il viaggio prenotato online noi lo abbiamo perso e, in molti casi, si tratta dell’unico in un anno”.

Chi, invece, di viaggi continua a farne è la fascia dei big spender. Il problema, in questo caso, è un altro: non farlo sapere al Fisco. “Anche se i clienti storici rimangono - conferma Corrias - il 5 per cento di loro è andato a prenotare in Francia o in Svizzera per evitare la norma che, in Italia, obbliga a pagare con carta di credito importi superiori ai mille euro”.
Un nodo che preoccupa anche Torino: “Anche io so di clienti che hanno prenotato in Francia” conferma Maura Odin. “I t.o., al momento di chiudere la pratica, chiedono il codice fiscale del viaggiatore - aggiunge Ronco -, per cui i nostri clienti si spaventano. Noi spieghiamo loro che si tratta di normali controlli, ma c’è comunque allarmismo”.

Se a resistere è la fascia medio-alta, il target delle famiglie è più cauto: “La manovra Monti fa paura all’italiano medio - spiega il titolare di Promotur, Carlo Buffa - e il pricing dei t.o. non aiuta”. Secondo Buffa, infatti, il trade paga ora gli errori manageriali fatti dai t.o. nel passato: “Il dumping tariffario ha rovinato il mercato - spiega - e adesso i clienti sono disorientati. Anche noi siamo con il fiato sospeso: checché se ne dica, infatti, è la fascia media che fa vivere le adv, non certo la nicchia dei big spender”.

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