Modello charteraddio Nostalgia in adv

Scambi di operativi, scali imprevisti, modifiche di orario. È questo, secondo gli agenti di viaggi, tutto ciò che è rimasto del celebrato 'modello charter': un sistema che ha permesso al turismo di cavalcare l'onda degli anni d'oro. Ma l'era dei voli a domanda, ora come ora, non sembra aver intenzione di tornare.

C'è chi li definisce "caotici", chi lamenta improbabili scali a pochi chilometri dal decollo, chi segnala cambi di orario ancora più 'last minute' delle stesse prenotazioni. Con un effetto nostalgia che contagia tutto il settore della distribuzione, il quale saluterebbe ben volentieri un ritorno del 'vecchio' charter, ma difficilmente riesce a digerire la versione 2013 di quel business. Ma la voglia di collegamenti a domanda si scontra spesso con la redditività delle operazioni, che resta comunque la priorità delle compagnie. La realtà dei conti, infatti, raramente si sposa con il classico modello Itc, costringendo i vettori a cercare alternative. Forse meno efficaci, ma sicuramente più redditizie.

Dubbi e disagi
Per la trentina Duccia Pompermaier, titolare del punto vendita Viaggi del Sogno, i charter "sono diventati caotici. Ora, all’improvviso, vengono previsti scali tecnici, oppure cambiati gli orari di rientro senza alcuna comunicazione, con disagi e lunghe attese per i viaggiatori".

Ormai sembrano lontani anni luce i tempi in cui i tour operator italiani acquistavano tutti gli allotment di un aeromobile. Adesso diversi operatori si spartiscono i seggiolini di uno stesso vettore e questo produce situazioni a volte ai limiti del paradossale, soprattutto per quanto riguarda l’andamento dei prezzi e gli operativi. “Ci sono offerte fino all’ultimo minuto e anche noi agenti non sappiamo quando suggerire al cliente di prenotare - racconta Pompermaier -. Recentemente ho detto a una persona di acquistare il viaggio perché sicuramente il prezzo non sarebbe più sceso: la settimana dopo costava 150 euro in meno a persona... In più hanno aggiunto uno scalo a Bergamo non previsto e la partenza è da Verona! Lui era infuriato, io non volevo crederci...".

L'unica via d'uscita, per far viaggiare ancora il cliente, è partire a caccia di alternative. Che hanno sostanzialmente due nomi: legacy e no frills. "Siamo costretti a ripiegare sulla costruzione di pacchetti con collegamenti low cost o di linea" spiega Jole Rossi, titolare dell’agenzia Viaggiatori Nati, a Bari.

I due volti della distribuzione
Non tutti gli agenti, però, sono ugualmente disposti a 'smanettare' alla ricerca di voli per costruire i pacchetti. Alcuni di loro, nati e cresciuti in piena esplosione charter, sono affezionati a un tipo di vendita che permetteva di produrre grandi volumi con sforzi ridotti. Per loro, non è facile rinunciare al proprio business model per seguire altre strade. Sul fronte opposto, però, non mancano quelli che già da tempo sono abituati a cucire i viaggi su misura in agenzia.

Il charter dei tempi d'oro "era un sistema di vendita semplice e veloce e garantiva il massimo della comodità per il viaggiatore - ricordano il catanese Andrea Masciarelli, banconista di Letipa Viaggi, e Fabio Corticelli, addetto alle vendite di Wallaby Viaggi a Bologna -. Il cliente partiva dalla propria città e raggiungeva la destinazione senza scali e a prezzi molto vantaggiosi. Ora invece c’è scarsissima disponibilità di posti, soprattutto in bassa stagione, quando i voli sono pochi”.

Tocca quindi costruire il pacchetto in agenzia, andando a caccia di collegamenti, compatibilmente con la disponibilità. “Il problema è che su certe destinazioni non esiste un volo diretto e aumentano i tempi d’attesa per via degli scali intermedi” evidenzia il romano Antonio Tozzi, presidente dell’agenzia Ameropa. Qualche esempio? “Non ci sono voli diretti su certe isole della Grecia o sul Mar Rosso - risponde Claudia Romoli, titolare della Universalturismo a Firenze -. Finché qualche low cost non aprirà le rotte su quelle destinazioni, i collegamenti rimarranno in mano ai t.o.”.

Il prezzo da pagare
Ma, come spesso accade, le soluzioni al modello charter non sono gratis. Per i dettaglianti, la merce di scambio per la costruzione di soluzioni in grado di soddisfare i clienti è quella di una maggiore responsabilità. "Infatti diventiamo organizzatori del viaggio quando in realtà non lo siamo" ricorda Tullio Pitta, co-titolare della 5 Giornate a Milano. "Fortunatamente la marginalità è uguale, se non superiore, al pacchetto classico. Una volta abituati, sarà per noi tutto più semplice e veloce e potremo garantire al cliente maggiore elasticità rispetto al charter" guardano avanti Stefania Morandi, titolare della Morandi Tour a Varese, e Cecilia Daniele, co-titolare della Crispi Viaggi a Napoli.

Tra i fattori che stanno cambiando il mondo dei viaggi e dei collegamenti charter, anche il nodo del modello ‘a settimane’, sempre meno adatto alle richieste di flessibilità avanzate dagli utenti finali. Pone l’accento su questo aspetto Loredana Pisano, cotitolare della Equipage Viaggi: “Il vincolo dei 7 o 14 giorni comincia ad andar stretto a molti: con i voli di linea e low cost possiamo garantire i tanto richiesti 10 giorni".

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