Frances Ouseley, easyJetI segreti di una low cost

Non deve essere facile fare l’alfiere di Carolyn McCall, ceo di easyJet che viene definita da molti la ‘regina dei cieli’. Eppure Frances Ouseley, direttore per l’Italia della low cost britannica, sembra trovarsi a proprio agio in questo ruolo.

E per festeggiare i numeri con cui ha chiuso il 2015 nella Penisola e il decennale delle operazioni su Malpensa, easyJet celebra questi traguardi con una serie di eventi che, in occasione del Fuorisalone a Milano, richiamano, a seconda della serata, i vari partner con cui la low cost è cresciuta: “È stata una settimana decisamente impegnativa su questo fronte – rivela Ouseley in un’intervista rilasciata a TTG Italia -, abbiamo ampiamente festeggiato: con Sea, con le Tmc e con le grandi aziende nostri partner”.

Lo dice con orgoglio, consapevole del risultato che è riuscita a portare a casa: far crescere il mercato della Penisola, fra battaglie e investimenti, che è passato dai circa 12 milioni di pax dell’epoca del suo insediamento (a maggio 2011, ndr) ai 15 milioni di fine 2015, consacrando in modo definitivo Milano Malpensa a scalo più importante dell’Europa continentale, con 50 milioni di pax movimentati dal 2006.

Una questione di ‘status’
Un risultato di tutto rispetto, se quantificato in cinque anni di lavoro, e se si tiene conto della diffidenza iniziale del mercato con cui ha dovuto fare i conti: “Alcuni anni fa per le aziende era praticamente impensabile volare con noi – racconta Ouseley -. Anche chi faceva accordi con easyJet, talvolta ci chiedeva di ‘non raccontarlo in giro’, era una questione di ‘status’”.

Una caratteristica tipicamente italiana: “In mercati più funzionalisti, come quelli nordeuropei, volare low cost o con una compagnia blasonata è meno rilevante, nel nostro mercato per qualcuno era ancora una difficoltà”. Ma le cose sono cambiate: “Siamo cresciuti anche noi, certamente – ripercorre -, passando dalle corse all’imbarco perché non assegnavamo i posti ai programmi dedicati per il business travel”.

Un cambiamento di cui si sono rese conto anche le agenzie di viaggi, che con tutto il trade ora arrivano a  contare per il 25 per cento dei volumi di easyJet in Italia. “Sono all’incirca una 80ina le Travel Management Company con cui a livello globale abbiamo degli accordi, mentre cresce il peso delle agenzie non Tmc: per chi ha un contratto con noi, proponiamo delle tariffe dedicate o tariffe scontate”.

Tutte le battaglie, da Roma Fiumicino alle tasse aeroportuali
L’impegno di easyJet su agenti e business travel è coinciso proprio con l’arrivo alla guida del mercato Italia di Ouseley, che in questi anni ha combattuto anche alcune battaglie: in primis l’avvio delle rotte sulla Linate-Fiumicino, tratta poi abbandonata la scorsa primavera; fatto a cui è seguita, poco dopo, l’uscita di scena della stessa Fiumicino dalla lista delle basi italiane: “Senza grandi rimpianti, direi – ammette Ouseley -. È stata una scelta obbligata, per via dei costi attuali e prospettici e per la crescente insoddisfazione dei clienti riguardo all’esperienza di viaggio. Inoltre – aggiunge - i voli ‘first wave’, quelli che nelle prime ore del mattino guardano sostanzialmente al traffico d’affari, non prendevano quota”.

Quelle tasse che scottano
Ora resta un altro tema scottante sul tavolo ancora da sciogliere, quello delle tasse aeroportuali che gravano sui conti dei vettori. Qualche tempo fa Ouseley si era scagliata contro l’aumento dell’addizionale d’imbarco decisa dal 1° gennaio 2016 da parte del Governo, tra l’altro con effetto retroattivo: “Con questo denaro andiamo a pagare la cassa integrazione di altre compagnie”. Il nodo è da sciogliere, vedremo cosa ne sarà.

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